Magasin Du Cafè
Landscape

2018, HK-Media
Jazz/Contemporanea

Recensione di Giovanni Ausoni - Pubblicata in data: 18/02/18

L'Argentina degli anni '60, i bistrot transalpini di inizio Novecento, i Sinti della Camargue, il regionalismo spagnolo, la Germania secentesca e neoromantica, la tradizione irlandese: ascoltare i Magasin Du Cafè significa sfogliare le pagine di un vecchio atlante storico, immergersi in atmosfere sospese tra l'antropologia e il costume e cavalcare a briglia sciolte lungo un reticolato geografico bizzarro e altresì coerente. "Landscape" rappresenta finalmente l'album di debutto dell'ensemble italiano, dopo un periodo di apprendistato trascorso ad affinare dal vivo un sound dalle sfumature molteplici e legato tanto al patrimonio musicale del passato quanto alle forme espressive del presente: il vibrato acustico dei cordofoni e la sfrontatezza dell'accordion tessono un ordito in cui l'intrigante alternanza strumentale di riarrangiamenti e inediti raggiunge una mise en abyme di moderno classicismo.
 
 
La placida title-track spalanca le porte a una sequenza di cover piuttosto nutrita: se in "Escualo" di Astor Piazzolla il Nuevo Tango, croce e delizia dei milongueros, agita e colora i vicoli di Buenos Aires attraverso il rallentamento ritmico del bandonéon, la recita indiavolata e ricca di sapienti glissando del manouche di "Swing Gitan" di Django Reinhardt trasporta nel XXI secolo quell'intreccio di gipsy jazz e melodie ungheresi che irrora di calore il dondolante sottofondo degli hot club newyorkesi. La rapsodia iberica di "España" di Emmanuel Chabrier perde il carattere orchestrale a favore di un soffuso pizzicato evocante il flavour folkloristico proprio di Claude Debussy e Maurice Ravel, mentre "Asturias" di Isaac Albéniz, nata come composizione per pianoforte, richiama la magia del flamenco andaluso associato a un virtuosismo di sapore lisztiano.
 
 
Un poker di pezzi originali spezza il ricordo affettuoso di antiche sensazioni: "Serendipity", simile all'opener nell'incedere mellifluo, cede il passo alla coppia formata da "Petralia" e "Jamborie", nella quale il suono delle fisarmonica stampiglia una musette francese da fischiettare per le strade di Parigi in compagnia di vagabondi e saltimbanchi. "Andalus" invece delinea il dolce ritratto di una Siviglia contemporanea, anticipando il ritorno a tempi ormai lontani eppur colmi di prelibatezze, con un'esegesi fedele di "Improptu" di Clara Schumann e una versione pirenaica della "Cantata 147" di Johann Sebastian Bach. In "Lord Of The Dance" di Ronan Hardiman celti e tzigani danzano in sincretica armonia, ultimo bagliore di spensieratezza prima delle note malinconiche di "Rain" e del commiato liquido di "Ninna Nanna Leon".
 
 
Formazione capace di tratteggiare paesaggi sonori di notevole fascino, i Magasin Du Cafè centrano l'obiettivo di conciliare diversi stili in un unico disco: benché gli autografi appaiano di livello inferiore rispetto alla tracce reinterpretate, non si può negare a "Landscape" l'abilità di raccogliere e unire in un quadro omogeneo gli sparpagliati frammenti etnici di un'umanità che scopre nella musica un senso di appartenenza e un desiderio di condivisione. Al di là di qualsivoglia confine.

Ascolta QUI lo streaming del disco!




01. Landscape
02. Escualo
03. Gitan Swing
04. España
05. Asturias
06. Serendipity
07. Petralia
08. Jamborie
09. Andalus
10. Improptu
11. Cantata 147
12. Lord Of The Dance
13. Rain
14. Ninna Nanna Leon

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