Le cose cambiano col tempo e i ragazzi stanno a guardare il tempo scorrere e le cose rimanere lì dove sono. Le studiano, le circondano di dettagli, provano a spiegarle e a motivarle. Non i ragazzi de LaScimmia, che della staticità e dell’indolenza eletta a norma di vita fanno bersagli da centrare a sassate: sono i colpi del Rock di provincia che torna protagonista, in quella fase della vita stessa, dove tutto si muove alla velocità di mezzi di trasporto in ritardo, sogni con cui proteggersi dalla realtà e idee da far crescere dentro di sé.
Una “Legione” di distruzioni e ripartenze contrastano vecchie ideologie che guardano dal basso il mondo cambiare. Nel primo disco di una formazione già propensa a gridare concetti maturi – sia contro i sistemi che ci corrodono lo stomaco, in “Fiori Nuovi”, sia contro chi è potente solo nella propria testa, in “Come Stanno le Cose” – LaScimmia è l’essenza della rappresaglia, un’anima che sa scherzare ma quando si arrabbia fa male.
“È mia conquista
Quello che penso
Quello che penso
Non posso dirlo davvero”.
Sugli altopiani in questa vita non contano più le parole – per dirla come la direbbe Gabriele Marino, autore di tutti i testi – ma le fotografie delle parole stesse. L’esordio de LaScimmia ci aiuta a riconoscere la verità dall’apparenza grazie a esperienze e pazienza, con una visione (Tempokane l’ultima proposta) e un ascolto per ogni tempo, sia che fissiate le cose, sia che le facciate a pezzi.