Stupenda creatura la musica, capace di nascere rigogliosa, piena, vivida anche dal più triste degli eventi, di continuare a far parlare chi è stato messo a tacere da quello che sembra il più definitivo degli avvenimenti, di dar vita e calore a chi da devastanti episodi è gettato in un impenetrabile inverno emozionale.

"Songs For Takeda" è un'opera che nasce da un suicidio: un'accorata dedica a un amico scomparso, una sentita, commossa rievocazione di istantanee di una vita ormai spenta, una flebile voce data ai combattuti saliscendi emotivi di chi resta. Si passa dalla radicata sfiducia in un mondo che non ha cura di noi, sui malinconici sussurri e sui delicati arpeggi dell'introduttiva "Rusty World's Seeds", alla moderata festosità d'una rimembranza di una notte natalizia, sul romantico blues della ballata "Blue Xmas Time"; si giunge nei momenti di massima intensità ai moti di triste rabbia di "Friday Night", sottolineati dai colpi di batteria e dai gemiti delle chitarre del brano più rock di tutta la scaletta, per poi arrivare alla conclusiva quiete di "So Far Away", in cui si riesce infine a farsi coraggio e a guardare al futuro, sussurrando tra i denti un "You're so far away, but it's ok...".

Perdendocisi tra incantevoli arpeggi e superbe atmosfere, si finisce per trovare solo sporadicamente tempo per più prosaiche considerazioni sulle evidenti ispirazioni che danno linfa al concept (Springsteen, Cash, in generale il folk rock a stelle e strisce) e per stupirsi della maturità mostrata in quello che -per quanto maturato sulla lunga distanza- resta comunque un esordio discografico di un artista che s'approccia alla tradizione statunitense dall'ombra del Duomo di Milano. Le canzoni per Takeda di Letlo Vin comunicano con la forza delle immagini, accompagnando come un vecchio album di fotografie attraverso la storia di una vita, componendo un autentico e profondissimo gioiello di cantautorato.