Level 10
Chapter 1

2015, Frontiers Records
Heavy Metal

Recensione di Valerio Cesarini - Pubblicata in data: 28/01/15

Una delle personalità più rispettate e desiderate del mondo del metal è sicuramente Russell Allen, il quale, oltre alla storica fama da frontman dei Symphony X, colleziona ogni anno svariate collaborazioni. Il 2015 è l'anno di Level 10, progetto abbracciato assieme al bassista Matt Sinner (Primal Fear) e completato dalla line-up che la Frontiers Records ha fornito all'uopo.


Se chi legge si chiede se è l'ennesimo album di pseudo-supergruppi, la risposta è sì. Eppure, riflettendoci un po', questa continua mescolanza di artisti, che si "prestano", si fondono e si perdono spesso nel nome del business, non fa altro che, seppur talvolta collateralmente, infittire la rete del mondo musicale generando idee nuove e, per l'ascoltatore, solo positive.


Chapter One, titolo che fa per lo meno presagire ad una certa continuità del progetto, è un pugno in faccia di hard rock e metal vecchio stile.


Caratterizzato da un tono spiccatamente guitar-oriented come il genere richiede, il disco si compone di 12 track tutte con un carattere decisamente forte. Strutturalmente si apre come si chiude e si mantiene sempre sulla stessa lunghezza d'onda; ma questo è un problema piuttosto relativo se l'argomento principale è l'heavy metal. Veniamo spettinati dalla track d'apertura, "Cry No More", che si attesta comunque su territori forse un minimo più pacati e rock-oriented; in comune con tutte le altre canzoni ha un'ottima ascoltabilità e un ritmo mai noioso, il che porta naturalmente a ricordare quanto la musica un po' più datata avesse molti rischi, ma non quello di annoiare l'ascoltatore.
Emergono prepotenti dalla seconda canzone le influenze più marcate; neanche a dirlo: Symphony X. "Soul Of A Warrior" introduce i primi suoni di tastiera e caratteristiche ancora più pesanti e tendenti al power. E su questi temi si configura tutto il disco: Allen e compagnia giocano a riprendere questo o quel genere di musica da Harleysta per tutte e 12 le canzoni. E allora troveremo ancora più tastierone in "One Way Street", riff alla Romeo su "Demonized", un sentore power rock per la track di chiusura "Forevermore".


Da segnalare "Blasphemy", forse la canzone più appagante del disco, che riempie ogni spazio con suoni giganti, e "Last Man On Earth", curioso e piuttosto riuscito reminder a un certo rock suadente ma molto pesante degli anni '80: sì, ascolterete anche sonorità AOR e Vanhaleniane.


Russell Allen è, come sempre, tremendamente efficace. Dodici track su dodici hanno potenza inaudita; la voce è, ormai, talmente conosciuta e "sought-after" da risultare, all'ascolto, indispensabile. Come a dire, ma sarebbe possibile realizzare un disco del genere senza la voce di Allen?


Più fiacche le chitarre dal punto di vista tecnico, nonostante compensino con sonorità enormi che lasciano pensare ai cari vecchi muri di Marshall, e con una certa onnipresenza: in generale il carattere è rude e aggressivo, assolutamente non forzato, da giubbotto di pelle e birra. Ottima anche la produzione, il che porta naturalmente ad una valutazione positiva per un album del genere.


I "però" sono sottintesi in tutto ciò che ho scritto sopra: un supergruppo costruito forse un po' a tavolino che produce un disco con sonorità piuttosto datate non cambierà la musica moderna. Certamente soddisferà chiunque ha bisogno di quella botta di adrenalina, ma immaginiamo difficile che un album così possa cambiare il mondo. Nessuno ha detto che debba farlo, comunque.
Un disco coi peli sul petto.





01. Cry No More
02. Soul Of A Warrior
03. When The Nighttime Comes
04. One Way Street
05. Blasphemy
06. Last Man On Earth
07. In For The Kill
08. Voice Of The Wilderness
09. All Hope Is Gone
10. Demonized
11. The Soul Is Eternal
12. Forevermore

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