Libria
Immortal Daughters Of Aesthetics

2013, WormHoleDeath
Avantgarde Metal

Recensione di Alessio Sagheddu - Pubblicata in data: 16/05/13

Immortal Daughters Of Aesthetics” ti squadra dalla testa ai piedi, ti attira a sé, come un enigma che chiede di essere risolto. Guardando l’artwork, viene da chiedersi perché l’inferriata “Heaven” sia più scura delle altre due, e non è difficile cogliere un substrato esoterico in questa rappresentazione grafica. Uno rapido sguardo ai brani, invece, ci porta a cercare una sorta di “logica della tracklist”: tentativo fallito. Ma non ci perdiamo di certo d’animo, incuriositi dalla storia che ha portato i Libria alla pubblicazione dell'album di debutto. Ispirata dal film del 2002 “Equilibrium”, Marianna Alfieri (mente del progetto) porta avanti un concept non semplice da digerire. Prendendo spunto dal lungometraggio si parla di Libria, una città-stato abitata dai superstiti di una guerra nucleare ormai privati del proprio stato emozionale. Ogni cittadino abitante di Libria è infatti obbligato per legge ad assumere una droga, il prozium, che lo rende estraneo al proprio corpo. Il provare anche una sola emozione equivale a morte certa.

 

Il suono delle chitarre rende la musica dei Libria talvolta distaccata, ma è innegabile il rimando a più disparati generi musicali. Provate ad ascoltare la splendida title-track con i suoi archi ariosi e le sue aperture strumentali e a non provare anche solo un brivido lungo la schiena; in pochi secondi la traccia parte all’attacco con delle vocals imbestialite accompagnate leggiadramente da uno stridente violino in sottofondo (opera di Francesca Dardani). Nel corso di nove tracce, il disco raccoglie futuristici spunti ambient (“Iudicium”), metalcore, a tratti acustici, ma non mancano nemmeno rimandi doom appena accennati negli stacchi pianistici di “Dies Natalis”. Risulta tuttavia un po’ difficile l’assimilazione dei pezzi (a parte qualche eccezione) proprio per via delle ambientazioni futuristiche così oscure e apocalittiche, spesso impenetrabili.

 

L’aura che avvolge “Immortal Daughters Of Aesthetics” è algida, fredda e forse è il concept stesso a richiederlo. Purtroppo, però, le potenzialità della band non emergono appieno, poiché nonostante la perfezione formale è la sola title-track ad emozionare a dovere.





01. Equilibrium
02. Eden
03. Dies Natalis
04. Space Blue
05. Midsummer
06. Immortal Daughter of Aesthetics
07. Equinox
08. Iudicium
09. Linguae Ignis

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