Una voce si diffonde quando ancora le luci sono poco più che soffuse chiedendo: "Ok, ladies and gentlemen, who's got an album called Don't come Easy?" Il boato del pubblico è elettrizzante; vibra il pavimento, vibra il palco e vibrano gli sguardi pieni d'attesa. "These are the guys who keep us "Forever Young"...Please welcome...TYKETTO!" Ascoltare l'intro di presentazione ha mandato il pubblico in visibilio: in sala sembrava essere scomparso l'ossigeno e sentire brevissimi estratti dei pezzi che venivano riprodotti randomicamente con l'immediato coro di accompagnamento del pubblico ha reso la breve attesa ancora più rovente.
"A band that's been kicking your ass for 25 years" annuncia suadente la voce di una donna prima dell'inizio dello show; ed ecco la band prendere posto sul palco ed eseguire una breve introduzione per poi attaccare con l'acustica di "Sail Away". Da quel momento il Live Club assume le sembianze di una gigantesca gabbia di leoni. Tutti rivolti al domatore, una pantera dai lunghissimi capelli neri che vestito di una t-shirt rossa e di tutto il suo carisma, ha cominciato a impartirci lezioni di stile e di talento con ogni singol nota. Nessuno escluso, mille voci unite in un coro tanto intenso quanto significativo, a dimostrazione che le canzoni rimangono attraverso epoche, evoluzione di stili e mode bislacche.
Danny Vaughn, Michael Clayton Arbeeny, Chris Green e Ged Rylands, Chris Childs dopo appena 4:00 minuti di show ci tengono già tutti per le palle: "Are you ready to sing?" Come non seguirlo. Le immagini del pubblico parlano da sè. Nessuna distrazione, solo puro incanto. Danny si diverte a coinvolgere perfino la security e i baristi con la sua impossibile estensione vocale che ci lascia senza fiato nel tentativo di riprodurre i suoi virtuosismi. Peccato che nel DVD la reale intensità dei volumi delle voci del pubblico sia stata drasticamente abbassata, ma l'energia non è andata perduta. "26 anni fa" - racconta Danny - "proprio in aprile, uscì "Don't Come easy", quindi stasera, per l'ultima volta per voi, lo suoneremo tutto". Attacca "Strip Me Down", un capolavoro hard rock infarcito di toni blues, segue "Nothing But Love", cantata con l'aiuto incessante del pubblico che ha tenuto il tempo con le mani per l'intera durata del pezzo, "Walk On Fire" il cui intro viene suonato da Danny con solo la sua acustica in mano in mezzo al palco vuoto, nel completo silenzio ammirato di tutti gli sguardi. E che dire del momento in cui attaccano la chitarra elettrica e il resto della band? Chi non ha mai sentito questo pezzo abbia la decenza di fare ricerche approfondite in merito; primo step: guardare questa esibizione. "Lay Your Body Down" è il brano col groove più straordinario dell'album e, prima di suonarlo, Danny annuncia: "Do yourselves a favour: don't watch the whole show behind your fucking phone" - annuncio che dovrebbe essere timbrato sul dorso della mano a tutti gli avventori dei concerti all'ingresso - "you might miss me". Ed ecco la meravigliosa (ai tempi hit assoluta) "Standing Alone" che riduce l'intero pubblico in lacrime per l'intensità, vi consiglio di guardare questa parte con dei fazzoletti a portata di mano, e ascoltate il pubblico che canta all'unisono sospirando il ritornello.
Seguono "Seasons" con quell'intro blues che cattura e la meravigliosa "Burning Down Inside", sull'intro della quale Danny esorta il pubblico a contribuire alla buona riuscita delle riprese - come se ce ne fosse bisogno! Forse nemmeno la bellezza di queste riuscirà a trasmettervi il calore e la disarmante bellezza di un'esecuzione perfetta, ma guardare di tanto in tanto le espressioni estasiate della gente potrà darvene un assaggio. "Wings" è un vero e proprio inno e a questo punto sappiamo tutti che ci troviamo alla penultima traccia dell'album, e quasi la viviamo di corsa, ben consci che a momenti ascolteremo l'unico e solo inno che stiamo aspettando di gridare fino a far scoperchiare il tetto. Ed eccoci: Danny chiede schernendoci "you know what happens next, don't you?" Neppure più si riesce a respirare: basta una nota della chitarra, una sola nota e quando la batteria conta il 4 non ce n'è più per nessuno. "Forever Young" scatena ogni singola voce presente, non c'è più nessuno disposto a guardare senza partecipare attivamente al delirio collettivo. Nessuno che ama questo genere può ammettere di non conoscere questo pezzo, e dalle registrazioni, questa volta, si sente. Quando termina il brano quasi viene da chiedersi cosa succeda adesso, visto che l'album finiva così... e invece i Tyketto ci regalano "Rescue Me" dall'album "Strengh In Numbers" e il singolo dell'ultimo album "Reach".
Insomma per molti il concerto perfetto. Se non siete fan lo diventerete. Complimenti vivissimi ai fonici per aver ridimensionato e reso gradevole la animalesca performance del pubblico in sala, ma soprattutto reso giustizia ad un live da dieci e lode.