Mad Shepherd
Monarch

2014, Autoproduzione
Grunge

Recensione di Riccardo Coppola - Pubblicata in data: 19/07/14

"Sick Man Of Europe": se non è una dichiarazione d'intenti, il pensiero corre comunque immediatamente a quello che parecchio tempo fa andava per la maggiore nei dintorni di Seattle; come se il malcelato obiettivo di questo "Monarch" (LP d'esordio per i romani Mad Shepherd, giunti al traguardo dopo un quinquennio circa d'attività e due incoraggianti mini-album alle spalle) fosse proprio quello di rinverdire, da questo lato dell'Atlantico, i malesseri che furono sapientemente messi in musica dagli Alice In Chains.

E in fondo anche il vocalist Stefano Di Pietro pare volerlo confermare, andando a ricalcare per gran parte della corsa dell'album il cantato strozzato e sofferente di Layne Staley; sebbene talvolta leggermente forzati e barcollanti (le asfittiche strofe della title track, su tutte), in diversi episodi i risultati vengon fuori di pregiata fattura: d'assoluta efficacia le morbide vocals dell'ottima ballata "California", sparse su delicati arpeggi e intervallate da un assolo appena appena psych, così come l'alternanza tra la mesta riflessività delle strofe e l'esuberanza dei ritornelli (ma anche del curioso coro conclusivo, quasi in stile U2) di "Rebirth". Più che dignitoso anche il comparto strumentale: la batteria sa quando dedicarsi a un piacevole, risoluto pestaggio (ne è un buon esempio "Rising"); le chitarre riescono a coniugare con mestiere i ribassamenti d'accordatura e le muraglie sonore del post-grunge (gli accenni di Seether di "Believe") con attorcigliamenti solistici della vecchia scuola Thayil (si prenda il bridge di "So It Goes").

Inevitabilmente, però, quando s'inizia a riscontrare una certa penuria di varietà tra le varie tracce dell'album, comincia a pesare anche la derivatività su cui s'era soprasseduto in partenza: "Monarch" non riesce a reggere benissimo ad ascolti ripetuti, e magari di esso se ne custodirà per futuri re-play soltanto una manciata di brani. Rimane in ogni caso un validissimo tributo a una corrente che sembrava una parentesi storica chiusissima e che invece, soprendentemente (sarà che i tempi che corrono ci stanno rendendo tutti un po' più incazzati) pare cominciare a riprendere prepotentemente piede nell'underground nostrano.



01. Sick Man Of Europe
02. Discotech
03. California
04. Monarch
05. Believe
06. So It Goes
07. Rising
08. Serial Number 64
09. Rebirth
10. Blood Thief

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