Ne parlammo già al tempo di “McMao”. Esponemmo le nostre sincere perplessità sull’effettiva qualità dell’operato del Management Del Dolore Post-Operatorio, sul fatto che, oltre quella patina di apparente profondità, bastava grattare un po’ la superficie per rendersi conto che quella non era profondità, né vuoto cosmico. Semplicemente, non c’era granché.
Veniamo subito al punto di questo nuovo “I Love You”: musicalmente è stato fatto un buon passo avanti, con refrain godibili (“Il Primo Maggio”, “Il Mio Giovane E Libero Amore”) ed una produzione piuttosto solida, merito anche della supervisione di Giulio Ragno Favero. È indiscutibile che buona parte dell’album ha un potenziale in sede live di tutto rispetto, quel che manca ancora, però, è l’impatto a livello di testi, ma è necessaria una precisazione: siamo una spanna sopra a “McMao”, almeno nella maggior parte dei casi. “Lasciateci Divertire” sembra un po’ la risposta a chi li ha tacciati negli anni di pochezza (“Io non sono coerente, io non so cosa dire, mi voglio solo divertire, e lasciateci divertire”), “Storie Che Finiscono Male” non è perfetta ma colpisce e, si, fa riflettere, ma “Se Ti Sfigurassero Con L’Acido” è una delle cose peggiori mai sentite negli ultimi anni (no, non è “sovversiva” o “creativa”, è pessima e basta), “Scimmie” l’ascolti e la dimentichi. “Vieni All’Inferno Con Me” è lo specchio dei Management Del Dolore Post-Operatorio: incuriosisce, ma poi o vieni risucchiato senza domande ulteriori, o te ne allontani il più possibile.
Di buono in “I Love You” c’è una rinnovata consapevolezza, con meno volontà di prendersi eccessivamente sul serio e più voglia di raccontare storie, verosimili o meno che siano. La strada per un vero e completo apprezzamento è, però, ancora lunga. Non tortuosa come un anno fa, ma pur sempre lunga.