Roine Stolt's The Flower King
Manifesto Of An Alchemist

2018, Inside Out Music
Progressive Rock

Recensione di Giovanni Ausoni - Pubblicata in data: 19/11/18

Davvero encomiabile la prolificità di un artista come Roine Stolt: lo lasciammo il giugno scorso a bordo del superguppo dei The Sea Within, lo ritroviamo nuovamente in sella a un solo project al quale il chitarrista svedese abbina il moniker The Flower King, quasi a voler evocare lo stretto legame con la sua band forse più celebre. Classico disco progressive rock che considera gli anni '70 un punto di riferimento fisso, "Manifesto Of An Alchemist" non propone hit da spellarsi le dita o passaggi particolarmente incisivi, ma si aggrega alla lista di album del nostro che fanno da compagnia all'ascoltatore in una giornata uggiosa senza urticarne la sensibilità. Eppure, una line-up che snocciola, oltre a un nugolo occasionale di collaboratori di vaglia, i nomi di Marco Minnemann, Jonas Reingold e Rob Townsend, legittimava l'attesa di qualche spunto da fuoriclasse, principalmente a livello di mordente: non di rado, invece, la ritmica dei brani tende a diluire il proprio dinamismo in soluzioni melodiche abbastanza blande, mentre viene concesso poco spazio all'estro dei musicisti coinvolti, con conseguente riduzione di tempi dispari e cambi di velocità.
 
Non sorprende, dunque, che le piste migliori risultino quelle ove i proverbiali canoni del genere appaiono rispettati sino in fondo, anche a costo di suonare troppo tradizionali: dopo lo Yes style dell'opener "Rainsong", prima le contaminazioni hard e le esplosioni asimmetriche di "Lost In America", poi l'utilizzo sfaccettato dell'organo Hammond in "Ze Pawns", capace di trasmigrare continuamente da atmosfere dark a intercalari bucolici, rendono giustizia al talento compositivo del mastermind scandinavo. Peccato che i coretti AOR di "High Road", la fusion alla camomilla di "Next To A Hurricane" e l'intermezzo acustico/campestre di "Baby Angels" sbiadiscano un lotto imperniato, dal punto di vista tematico, sulle scellerate contraddizioni dell'odierna politica mondiale. Il parziale riscatto affidato ai pezzi strumentali, tra cui spicca una "Rio Grande" che sembra resuscitare certe sperimentazioni in ambito jazz di Robert Wyatt, trova definitiva conferma nei dieci minuti finali di "The Spell Of Money": niente di speciale, beninteso, tuttavia emerge confortante il pensiero che la traccia in questione sarebbe potuta appartenere alla penna e alla mente di Roger Waters qualora avesse mai militato nei Kaipa.
 
"Manifesto Of An Alchemist" non costituisce né una delusione, né un lavoro memorabile: le corde e la voce di Stolt tessono eleganti miniature a cui mancano, però, nerbo e vera consistenza. Not bad, not good, con l'auspicio che Roine prenda una meritata pausa.




01. Rainsong
02. Lost America
03. Ze Pawns
04. High Road
05. Rio Grande
06. Next To A Hurricane
07. The Alchemist
08. Baby Angels
09. Six Thirty Wake-Up
10. The Spell Of Money

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