Måns Zelmerlöw
Perfectly Damaged

2015, Sony
Pop

Recensione di Fabio Rigamonti - Pubblicata in data: 23/06/15

L'Eurovision Song Contest tende ad essere una manifestazione canora tremendamente sottovalutata, soprattutto in Italia. Soffocata dal pregiudizio dettato dall'abbondante dose di trash che ogni anno imperversa sulla manifestazione, in realtà questo festival frizzante ed unico al mondo ci propone in continuazione della materia sonora di certo non destinata agli annali della storia della musica, ma nondimeno interessante. Basta scorgere i dischi dei vincitori degli anni passati per rendersene conto: che sia l'altalenante - ma a tratti travolgente - EDM in salsa new age di una svedese Loreen, oppure lo sfiziosissimo innesto del folk celtico su un'ispirata onda pop della danese Emmelie De Forest, finendo con il classy/weird burlesque in disco music di una Conchita Wurst, tutti questi artisti hanno saputo produrre incisi che andavano oltre il loro personaggio e la loro esibizione (di massimo 3 minuti come il regolamento impone) sul palco dell'Eurovision.


Tutto questo lungo preambolo per dire che quest'anno, a Vienna, quanto descritto sopra non è successo, e la cosa si riflette alla perfezione nell'opera di cui ci accingeremo a parlare.


Vincitore dell'ultima edizione dell'Eurovision è il 29enne Måns Zelmerlöw, ancora una volta la Svezia che torna a trionfare sulla manifestazione che, è bene ricordarlo, ha lanciato e consacrato gli ABBA (e loro nella storia della musica ci sono entrati). Nuovamente il pop nordico che trionfa, ma non certo - a differenza di Loreen - per peculiari doti musicali dell'artista in questione. Piuttosto, a vincere quest'anno sono state una messinscena assolutamente incredibile e d'effetto (andata a recuperarla su YouTube, ne vale davvero la pena), nonché un viso carino ed una "magnifica presenza". E la musica in tutto questo? Inesistente ed ininfluente, come d'altronde ampiamente manifesto su questo inciso.


"Perfectly Damaged" è il quarto disco in studio (escludendo live ed album natalizi) del buon Måns, e conferma la carriera sull'onda dell'anonimato dell'artista svedese. E' un pop assolutamente trasparente e decisamente inflazionato quello che si annida su questo disco, dove ad abbondanti ed iper-prodotte dosi di elettronica (il marchio nordico chiaramente avvertibile anche qui, e ci mancherebbe) si sottintende un flavour vagamente country negli arrangiamenti (ed è un fattore che non solo non fa più notizia dal post-"Music" di una certa Madonna, ma che tradisce anche il paraculo intento di seguire scie di ragazzini rossocriniti irlandesi attualmente sulla breccia dell'onda), quando non roboanti ed epici crescendo in ritornelli tipicamente arena rock.

Tutto delizioso, sia chiaro, e tutto estremamente cantabile, ma, proprio come quella "Heroes" vincitrice dell'Eurovision lasciava intendere, tutti brani gradevoli al primo ascolto, e già insopportabili al terzo.


Uno, nessuno e centomila, come milioni di altri dischi di questo tipo sul mercato, e non sarà certo quel bel faccino e quell'esibizione ripiena di effetti di luce sincronizzati che ci svieranno dal valutare "Perfectly Damaged" per quello che è. Perché né l'uno né l'altra vi accompagneranno durante l'ascolto della musica che, nuda, si rivelerà ben poca cosa, rispetto a quanto la steroidea carrozzeria lasciasse intendere.



01. Stir It Up
02. Heroes
03. Someday
04. Live While We're Alive
05. Lei It Burn
06. Should Have Gone Home
07. Fade Away
08. Hearts Collide
09. The Core Of You
10. Unbreakable
11. Kingdom In The Sky
12. What's In Your Eyes (feat. Tilde Vinther)

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