Guidati dal cantante Baz Mils, tornano a dar voce ai propri amplificatori gli inglesi Massive Wagons. Il terzo studio album della band from Lancaster coincide con l'approdo alla Earache Records che, come noi tutti ci auguriamo, potrà garantire al combo britannico una visibilità decisamente importante.
Sono dodici, in totale, i brani che realizzano la tracklist di "Full Nelson", e il genere proposto non si discosta granché da quanto espresso nei precedenti lavori; rock classico abbastanza influenzato dal sound statunitense (Foo Fighters in primis, con una spruzzatina qua e là di sonorità blues e hard rock). In tempo di premere "play" e far partire il disco e la sensazione è quella di trovarsi di fronte a un lavoro adattissimo a un party, dove la scanzonatezza e la voglia di divertirsi la fanno hanno la meglio su tutto il resto. "Under No Illusion", pezzo che apre l'album, rende alla perfezione questa impressione, seguito a ruota da "China Plates" e "Billy Ballon Head" (che molto deve alle hit dei Kiss), songs leggere, godibili durante una festa a bordo piscina e dalle chiare tinte U.S.A. In alcuni frangenti sono evidenti i richiami a gruppi di punk-rock melodico come Sum 41 o gli ultimi Offspring. L'intero pattern prosegue su questa linea e, in fin dei conti, va bene così, perché è un lavoro che non stanca e si lascia ascoltare con molta leggerazza. Certo, i puristi del rock andranno a cercare citazioni di questa o quella band un po' ovunque (e ne troveranno, eccome se ne troveranno) ma non per questo "Full Nelson" è album sottotono, anzi, ci sono davvero qualità e buoni spunti.
Alcune curiosità: in Robot (Trust In Me) è presente Mike Exeter, ingegnere del suono di band come Black Sabbath e Judas Priest - giusto per citarne alcune - mentre "Back To The Stuck" vuole rendere omaggio a Rick Parfitt, compianto cantante e chitarrista degli Status Quo. Ragazzi, datemi retta, acquistate la nuova fatica dei Massive Wagons, ne vale davvero la pena.