Lancer
Mastery

2017, Nuclear Blast
Heavy Metal

"Un disco onesto per i fan del metallo più tradizionale"
Recensione di Roberto Di Girolamo - Pubblicata in data: 09/01/17

"Mastery" è il terzo disco della band svedese Lancer, che propone una sorta di heavy metal classico\power metal condito con diversi elementi non autoctoni ai due generi. Approdati adesso su Nuclear Blast, la band scandinava potrà portare all'attenzione di molti adepti il proprio ibrido di metal britannico e tedesco (come spiegato dal singer Isak in sede di intervista) spruzzato di elementi nordici che traspare dai solchi di questo platter.
 

La band è indubbiamente capace di fare un buon lavoro, come dimostrato in tracce quali "Future Millenia", "Widowmaker", "Freedom Eaters" e la stessa "Mastery", tutte e quattro dotate di ritornelli ad impatto ed incisivi, soprattutto nel caso della title-track, dove il luminoso chorus trova diretta antitesi in un break dal suono scuro. Nonostante si tratti di materiale abbastanza sui generis, come confermato dall'opener "Dead Raising Towers" che rivela tutto l'amore del singer Isak per gli Hammerfall e il loro cantante, diverse canzoni hanno elementi su cui vale la pena soffermarsi. Ad esempio "Victims Of The Nile" è caratterizzata da un malinconico arpeggio introduttivo che sfocia poi in un brano cadenzato che darà l'opportunità al bravo cantante della band di mostrare le proprie doti, grazie alla dinamicità del brano la cui parte centrale presenta un incrocio di interventi solisti degli axemen, come si faceva ai bei tempi e in aderenza alla vecchia tradizione heavy. "Iscariot" al contrario si presenta come una "Exciter" di prestiana memoria grazie a doppia cassa a elicottero e vocalizzi altezzosi interrotti però da un inaspettato break centrale. "Follow Azrael" sarebbe un pezzo hard quasi radiofonico se non fosse per i riff in tonalità frigia che fanno capolino in alcuni punti e per la - invero - troppo repentina accelerazione presente nella seconda metà del brano. Menzione finale merita anche la conclusiva "Envy Of The Gods", che tra andamenti terzinati e guitar playing intenso rivela tutta la disillusione nel suo testo, che è in realtà anche il perno centrale su cui ruota l'intero impianto concettuale di "Mastery".


Non si tratta di nulla di rivoluzionario, né di unico nel suo genere. Ma il solo riportare l'attenzione sulle basi del songwriting (che nei momenti migliori ricorda gli Iron Maiden anni '80), una produzione curata ma non laccata e una volontà di riportare il metal alle sue origini senza tuttavia assumere le sembianze di operazione nostalgia è per noi sufficiente a consigliarvi almeno un ascolto di questo disco che rimarrà in ogni caso, e indipendente dai gusti, poco meno di un'ora di musica onesta e senza fronzoli. 

 





01. Dead Rising Towers
02. Future Millenia
03. Mastery
04. Victims Of The Nile
05. Iscariot
06. Follow Azrael
07. Freedom Eaters
08. World Unknown
09. Widowmaker
10. Envy Of The Gods 

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