Londinesi, attivi da 10 anni, nati come gruppo strumentale, portatori di un nome che, a differenza di tanti altri, non inizia con "The". Già, il loro monicker si ispira al Maximo Gomez Park de L'Avana, luogo di incontro dei rivoluzionari cubani, mentre le loro canzoni strizzano l'occhio all'alternative rock Made in UK. I buoni propositi nel 2003 sono parecchi, ma è solo con l'ingresso del frontman Paul Smith che viene scongiurato il pericolo di uno scioglimento prematuro. Da lì le cose sembrano andare per il verso giusto per i Maxïmo Park: il debutto con "A Certain Trigger" è azzeccato e apprezzato, fa proprio sperare che il loro non sia un altro di quei nomi che finiranno nel dimenticatoio nel giro di una stagione... Ma a quanto pare, purtroppo, un po' è andata così. Colpa di una certa "evoluzione" nel sound della band, forse un po' troppo legata alle mode. Quell'aria genuina da post-punk ha lasciato via via spazio ad altro. Ora sembra che nell'indie rock non si possa più fare a meno di synth e batterie elettroniche, ma come tutte le mode, anche questa farà il suo tempo. L'adattarsi alle tendenze, poi, ha quella terribile doppia faccia che rende gli artisti anonimi, simili a mille altri, pronti per essere dimenticati.
Tastiere pulite e precise, voce ordinata, chitarre semplici, e un po' di elettronica qua e là: ecco il nuovo volto dei Maxïmo Park, che sembrano sentirsi stretti in una camicia troppo abbottonata. L'opening track "Give, Get, Take" dà perfettamente idea della direzione intrapresa: le idee e lo stile sono sempre gli stessi, ma con un contorno che strizza l'occhio alle correnti indie del nuovo decennio. L'album scorre a tratti divertente, a tratti nervoso come in "Brain Cells", ci fa imbattere in una ballata super tecnologica ("Leave This Island"), fino ad arrivare alla dolce e sorridente "Midnight On The Hill", che chiude l'album con un ricorrente "what happens next"? È proprio un pensiero notturno, che non può che lasciarci un po' di "blue" dentro.
Forse "Too Much Information" sarebbe dovuto rimanere un EP, come nell'idea originale, per compattare e rinforzare le idee, per essere meno dispersivo e più coinciso. Adesso sta a chi ascolta saperne trarre le conclusioni migliori.