Primal Fear
Metal Commando

2020, Nuclear Blast
Heavy Metal

Come un serpente che cambia la propria muta, ma non modifica la propria essenza, tornano i Primal Fear con un album di assoluto livello. Granitiche certezze e qualche piccola sperimentazione, in un esplosivo mix di potenza e melodia che conquista e non delude le attese.
Recensione di Fabio Polesinanti - Pubblicata in data: 25/07/20

Sarà sicuramente capitato a molti, in montagna o durante un'escursione in mezzo alla natura, di notare a bordo sentiero una muta di serpente. Si tratta di quel fenomeno che permette al rettile di liberarsi della sua vecchia pelle e di rinnovarsi nell'aspetto, pur mantenendo la sua fisionomia originale. Questo è sicuramente un paragone perfetto per una band come i Primal Fear, che hanno sempre mantenuto una coerenza ed una costanza nel loro sound puramente heavy metal di stampo teutonico e che si è prestata a ben pochi cambiamenti sostanziali. Ma "Metal Commando", tredicesimo album della band tedesca, ci permette di apprezzare qualche piccola ma significativa variazione di stile, che unita alla potenza esplosiva dei brani, rende il cambio di pelle necessario e convincente. Dopo l'ultimo ed ottimo "Apocalypse", uscito 2 anni fa, Ralf Sheepers, Matt Sinner e compagni tornano dove tutto è iniziato, alla label Nuclear Blast, etichetta che li aveva accolti e fatti crescere agli esordi e danno alla luce un album con pochi fronzoli, che assale l'ascoltatore con tonnellate di puro heavy metal di pregevole fattura.

 

Sin dal titolo e dalla copertina, non ci si può sbagliare rispetto a quello che si ritroverà in queste 11 tracce. "I Am Alive" è la perfetta opener, che, a discapito di un intro dai toni epici, parte come un proiettile travolgente, con richiami non troppo velati ai Judas Priest, ma che concede qualche apertura alla melodia nel chorus. "Along Came The Devil", singolo che ha anticipato l'uscita dell'album, è un perfetto brano heavy metal, mentre "Halo" è invece un pezzo più veloce e travolgente, su cui domina la voce di Sheepers. Tra le tracce migliori del lotto troviamo "Hear Me Calling", la cui parte melodica risulta preponderante e si sviluppa in un ritornello da brividi, andando a evidenziare un aspetto compositivo dei Primal Fear che si conosceva ancora poco. Altri brani su alti standard qualitativi sono "My Name Is Fear", perfetta per le esibizioni live grazie ad un chorus trascinante e "The Lost & Forgotten", dominata da riff taglienti ed aggressivi. C'è anche spazio per ritmi lenti e sognanti con "I Will Be Gone", piacevole ballata, dove il cantante viene accompagnato dalla sola chitarra acustica. Si torna a spingere al massimo nella parte finale del disco, con pezzi come l'avvincente "Raise Your Fist". Il gran finale viene però affidato a "Infinity", con la band che, in 13 minuti, esplora tutti i territori sonori a loro più affini, riuscendo anche sperimentare qualcosa di meno canonico dal punto di vista compositivo.

 

Citando lo stesso Matt Sinner, possiamo dire che "Metal Commando" è l'album giusto al momento giusto. In un periodo di tremenda incertezza, ritrovare una band così in forma, capace e consapevole delle proprie qualità, ci permette di aggrapparci ai decisi riff heavy, lasciandoci coinvolgere e trascinare dalla musica. I Primal Fear confermano tutte le loro qualità e, aggiungendo piccole sfumature ai propri marchi di fabbrica, riescono a sfornare un album di assoluto livello, potente e trascinante. Ancora una volta la band tedesca non delude le aspettative.





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