New York, 1964. Michael Bloomfield, ventun anni e un dolore antico nel cuore, è in città per un'audizione con John Hammond Sr.: ma a tremare e rabbrividire, negli studi della Columbia, non è lui. Tre pezzi tre - "I'm A Country Boy", "Judge, Judge", "Hammond's Rag" - e la ricerca del leggendario talent scout può dirsi conclusa; l'adolescenza di Mike, anche. Il ragazzino che studiava i mostri sacri del blues nei club di Chicago è diventato grande, così grande da colmare il vuoto al fianco di Bob Dylan per le sessions di "Highway 61 Revisited": l'incredibile, straziante storia narrata da "From His Head To His Heart To His Hands" è appena cominciata, e noi ci sentiamo già minuscoli - quasi insignificanti.
Quando, sedici anni più tardi, Bob Dylan lo invita sul palco del Warfield Theater di San Francisco - "so che sei qui, stasera, Michael" - per Bloomfield è già iniziato il conto alla rovescia: tre mesi e sarà morto, cadavere gonfio di droga a bordo di un'auto abbandonata sul ciglio della strada. Forse se lo sente, Mike, o forse no: le sue doti di virtuoso della chitarra sembrano uscite indenni da anni di danze sfrenate con il diavolo, e l'incendio di "The Groom's Still Waiting At The Altar" si leva maestoso, incontenibile, furibondo. "In tutti questi anni", racconta poi Dylan sospeso sopra un mare di volti, "non l'ho mai dimenticato". In tutti questi anni, Michael Bloomfield ha cambiato la vita a musicisti come Carlos Santana e Jefferson Airplane, e chissà quanti altri. "Era musica che camminava", dirà Eric Clapton: e cinquanta, quaranta, trent'anni dopo quella musica cammina ancora. Stasera e per sempre, Michael Bloomfield è vivo, vivo, vivo.
"From His Head To His Heart To His Hands" è un'esperienza totale, un'opera magna assemblata e prodotta con infinita cura da chi Michael lo conosceva bene, quell'Al Kooper a sua volta reclutato per "Highway 61 Revisited" e destinato a diventare compagno di "live adventures" e "super sessions" qui adeguatamente ricordate e celebrate. Insieme a loro, in ordine rigorosamente cronologico - dalle "Roots" alle "Jams" ai "Last Licks" - rivivono gli effetti allucinanti di "East-West" della Paul Butterfield Blues Band, la breve parentesi degli Electric Flag, gli album solisti e le infinite collaborazioni, le splendenti apparizioni di Janis Joplin e Muddy Waters, una serie di esibizioni live inedite e i ricordi di amici e colleghi, per un viaggio di tre ore nella mente, nel cuore e nelle mani di uno dei più grandi bluesmen che abbiano calpestato questa terra.
Alla stessa età di Mike quando incise "Like A Rolling Stone" e mischiò raga e rock psichedelico, la tentazione di cedere carta e penna per questo lavoro mi ha tormentato per giorni. Se all'epoca non esistevano nemmeno i tuoi genitori, e i tuoi ricordi di quegli anni sono tutti scaduti, danneggiati o di seconda mano, forse dovresti ritirarti in silenzio, mi dicevo. O forse, se il nome di Michael Bloomfield non ti suscita (ancora) nessuna stretta al cuore, potresti essere esattamente la persona che "From His Head To His Heart To His Hands" stava cercando.
Nota del Redattore: il box set include anche il DVD di "Sweet Blues: un film su Michael Bloomfield". Diretto da Bob Salers, il documentario unisce interviste radio del passato, esibizioni live e materiale video su Bloomfield, con nuove considerazioni e riflessioni degli amici e dei grandi musicisti che hanno lavorato con lui.