Midlake
Antiphon

2013, Bella Union
Psychedelic Rock

Tra nostalgie psichedeliche e acustiche dolcezze, la sorprendente rinascita dei Midlake
Recensione di Riccardo Coppola - Pubblicata in data: 12/11/13

Volendo fare uso di paragoni nemmeno troppo azzardati, i rapporti all'interno di una band potrbbero esser visti come violente estremizzazioni di relazioni coniugali, con le tante belle cose e il carico di menate che esse comportano: prevaricazioni e puntigli, punti di vista brutalmente imposti, malumori sottotaciuti ed esplosive incazzature. Naturali e prevedibili le conseguenze: capita che alla lunga qualcuno imbocchi la porta e saluti, capita anche che qualcun altro venga ad essa accompagnato senza sovrabbondanza di cerimonie, e con opzionali ringraziamenti.

 

È stata quest'ultima, più o meno, la storia recente dei Midlake, giovane gruppo statunitense dedito fin dagli esordi a un intimo ma non sensazionale indie rock, costruito a immagine e somiglianza dell'originario frontman e compositore Tim Smith e incarnatosi, nel 2011, nell'arcadico, malinconico folk di "The Courage Of The Others". Un cambiamento di rotta i cui non entusiasmanti risultati distrussero un ambiente già fortemente destabilizzato: tra una frase dolce e l'altra la band si ammutina, promuove a frontman il chitarrista Eric Pulido (già sentito alle backing vocals in passato) e scrive da zero, in tempi da record, il primo passo di un corso tutto nuovo.

 

"Antiphon", questo il titolo del secondo debutto, viene fuori godibilmente spiazzante, ricco di inaspettate e gustose sfumature. Non sono pochi, infatti, i momenti che paiono chiaro frutto di un estro risvegliatosi dopo esser stato messo a tacere per lunghissimo tempo, della rivalsa di abilissimi musicisti finalmente liberi di chiudersi in studio a incidere su disco quel che diamine vogliono: è così nella coinvolgente title track (non a caso anche main single), i cui ritmi lisergici, affidati a vocals ipnotiche adagiate sostanzialmente su una singola nota, subiscono i maltrattamenti di una risoluta batteria e di spesse bassline, prima che un inedito moog faccia deviare una costruzione tipicamente alternative (che sembra dovere più di qualcosina a una "Fast Fuse" dei Kasabian) verso i trip nostalgici di matrice Tame Impala; lo è anche in occasione dell'iniziale, ingannevole pacatezza di "Vale", destinata in tempi brevissimi a essere sovrascritta da un macinio di chitarre inselvaggite, in uno spaccato strumentale di autentico prog che fonde i fiati dei Camel con l'ossessività dei Pink Floyd di "Obscured By Clouds". Una traccia, quella appena raccontata, che oltre che da indubbio picco compositivo funge per l'album anche da strategico spartiacque, in quanto punto d'incontro di due metà intimamente dissimili per toni e stile. Liberandosi di una fastidiosa tendenza a far calare drammaticamente l'intensità in chiusura d'album, la band texana mostra infatti, sulla lunga distanza, di non aver del tutto rinnegato i propri trascorsi, emergendo dalle profondità di una torbida e suadente psichedelia (che vede i suoi picchi nella liquida melodia di "The Old And The Young" o nelle contorte sovrapposizioni di organo e chitarra di "It's Going Down") per rifugiarsi in atmosfere sognanti e acustiche dolcezze.

 

Saranno così le calde e carezzevoli voci di "Aurora Gone", o le sontuose orchestrazioni della conclusiva "Provider Reprise", a segnare gli ultimi giri di un album splendido, curatissimo ma spontaneo, sentito, sincero. Così, mentre per parecchi altri un disastroso divorzio può segnare la scomparsa dalle scene, o peggio ancora l'inizio di un trascinarsi stanco e infruttuoso, per i Midlake sembra essere stata la spinta necessaria per potere finalmente spiccare il volo sull'affollato mondo alternative rock. E per regalare, con questo "Antiphon", una delle più belle sorprese degli ultimi tempi.





01. Antiphon

02. Provider

03. The Old And The Young

04. It's Going Down

05. Vale

06. Aurora Gone

07. Ages

08. This Weight

09. Corruption

10. Provider Reprise

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