Se volete ascoltare del rock vintage suonato come il buon Dio comanda allora non dovete lasciarvi scappare "Rock Bottom", l'ultima fatica di Landau. Per presentarlo a chi ancora non lo conoscesse, possiamo dire che Mike Landau non è altro se non uno dei chitarristi più richiesti sulla scena del panorama mondiale: Joni Mitchell, Bocelli, Michael Jackson, Jovanotti, Vasco Rossi, Steve Perry e i Pink Floyd sono solo alcuni dei nomi che si sono avvalsi della sua chitarra e adesso deve aver pensato, finalmente, che fosse il momento di tornare a produrre qualcosa di proprio.
Supportato da una base ritmica d'eccezione e con David Frazee alla voce, segna il proprio ritorno con un album dalle indubbie qualità artistiche. L'opener "Freedom" è da far partire e gustare ad occhi chiusi, per perdersi in un delirio onirico/psichedelico in cui spiccano chitarra e organo hammond. Questa traccia, perfetta sotto ogni punto di vista, ricorda il Jeff Beck più ispirato e fluisce dolcemente in "Haven In The Alley" che a sua volta declivia in "Speak Now, Make Your Paece" che mantiene alcuni ritmi sognanti, allucinogeni per darti il tempo di svegliarti da un sogno ad occhi aperti dolcemente e senza traumi, per accompagnarti mano nella mano fino all'uscita della tana del Bianconiglio. "Poor Dear", un rock classico, ne è un esempio lampante, una canzone in cui ogni tassello si armonizza perfettamente e in cui nessuno strumento prevale sull'altro ma dove, chiaramente, la sei corde è protagonista e viene messa sul piedistallo che le spetta.
Procedendo con l'ascolto, non è facile sfuggire a "We're Alright" che possiede un ritmo incalzante, sincopato di quelli non troppo sostenuti che ti s'infila sotto pelle e t'impedisce di rimanere fermo, cantata da Frazee con voce splendidamente rauca e con una chitarra scintillante al punto giusto. La successiva "One Tear Away" tra cantato, tastiera e atmosfera riprende alcune sonorità dei Doors anche se il saliscendi della sei corde, che ben si armonizza, porta ben impresso il marchio Mike .
Tirare le somme su questo lavoro è facile perché la completezza e la maestria con cui i membri della band sono riusciti a fondere i loro strumenti lungo tutto il percorso; questo non è solo da professionisti ma da gran musicisti: nessuna forma di protagonismo è presente nell'album, il lavoro è corale e di qualità con la compresenza di diversi stili musicali che s'intersecano agevolmente tra loro. Un ritorno alla produzione solista che ha mostrato come Mike non sia solo un turnista di pregio ma anche un ottimo compositore.