In seconda istanza i Minimal Whale dovranno provvedere alla clonazione del buon David. Il Sax, da lui suonato, spacca. Di brutto. Peccato che David suoni anche il basso e peccato che sia bravo a suonare entrambi gli strumenti e peccato che le canzoni non siano strutturate a quanto pare per contenere parti separate di sax e basso. A meno che non sia il dottor Octopus…
Ecco fatto, un paio di arpioni lanciati da una baleniera di passaggio. Passiamo all’EP. Selftitled. I Minimal Whale al loro (esordio?) propongono una carrellata di 6 brani che ammiccano ad un notevole ventaglio di generi musicali. Questo se da un lato ci dice che i membri del gruppo sono capaci e multiformi, dall’altro ci dice che manca un “sound” condiviso. Un progetto musicale comune. Cosi si passa da un pezzo prog come “5 on 4” allo stoner marcatamente QOTSA di “Cage”. L’unica nota “strana” di questo brano altrimenti solido come lo stoner dev’essere è l’assolo di chitarra. Sembra un assolo degli Scorpions. Un pesce fuor d’acqua. Lay Down è una bella ballata middle 90’ con finale a sorpresa. Gli Alice in Chains in quell’effetto chorus spinto sulla voce del cantante affiorano benchè manchino i rasoi che uscivano dalla bocca del compianto Staley. E’ buona musica e l’EP nel complesso è godibile per intero, ma se vuoi essere una balena in un mare di squali non devi certo temere che ti tirino qualche piccolo arpione.