Non sono certo il gruppo più celebre in circolazione, ma per chiunque conosca o abbia ascoltato almeno una volta i Monkey3, è immediata l'associazione con uno stoner rock per lo più strumentale e fortemente psichedelico.
La direzione presa negli ultimi anni da questa band è però contraddistinta da un approccio decisamente più progressive, che ha colto una completa maturazione con "The 5th Sun", ultima release prima di quella che ci troviamo ad analizzare in questa recensione.
Astra Symmetry è un album che si presenta con grandi ambizioni, vista la considerevole lunghezza (settanta minuti di musica circa) e le premesse gettate dalla band. La divisione dell'opera in quattro capitoli, ciascuno dei quali composto di tre pezzi e inteso come un unico grande brano, assieme alla promessa di offrire all'ascoltatore un profondo viaggio verso sonorità siderali, altro non fanno che conferire un aspetto altisonante al tutto.
Il primo capitolo di Astra Symmetry conferma subito la forte componente psych del quartetto di Losanna. Lo slide ed il wah-wah negli assoli di chitarra in "Abyss" ed il ritmo tribale di "Endless Ocean" provvedono subito ad immergerci in un mare di sonorità astrali ed ipnotiche, che portano con loro importanti componenti prog. I ritmi rallentano bruscamente nella seconda parte, nella quale troviamo una maggiore varietà strumentale: gli accordi di pianoforte in "The Water Bearer" fanno strada ad una sezione dominata dalla chitarra acustica, costituente il corpo della bellissima "Crossroad".
Per quanto riguarda l'altra metà dell'album appare evidente come il quarto (e ultimo) capitolo sia quello maggiormente progressive. "Arch" potrebbe (in particolare, nella sua sezione ritmica) essere inizialmente scambiato per un pezzo dei Porcupine Tree, mentre "The Guardian" regala un crescendo che conduce ad un lungo ed intenso assolo di chitarra conclusivo. Il terzo capitolo è invece quello che forse penalizza leggermente il lavoro, da una parte a causa della scelta di inserire una traccia con un testo (Dead Planet's Eyes), interpretato da un cantato che non sempre appare all'altezza del corpo strumentale, e, dall'altra, per la troppa staticità e ripetitività di alcune sue parti ("Seeds" su tutte).
Quello che emerge da Astra Symmetry è però un risultato sorprendentemente buono, frutto di una maturità e di certezze ormai raggiunte ed incamerate. Non solo è in evidenza la tecnica e l'originalità della band svizzera, caratteristiche essenziali quando il proprio repertorio è prevalentemente strumentale, ma impressiona l'efficacia dei contenuti nel soddisfare le premesse. La musica dei Monkey3 raggiunge l'anima e trascina in un abisso psichedelico dal quale non vorremmo più riemergere. Fondamentale, da questo punto di vista, è la sezione ritmica, ma non da meno è il delizioso contributo delle tastiere, oltre allo scontato dominio di effetti e distorsioni delle chitarre. In conclusione, si tratta senza dubbio di uno dei migliori dischi del 2016 in ambito psychedelic rock, che mi sento di consigliare assolutamente.