Moonsorrow
Jumalten Aika

2016, Century Media Records
Folk/Pagan Black Metal

L'anno è il 2016 ma il Tempo, vero, profondo, è quello dei Moonsorrow. Loro i volti, le palpebre sopite nella gravità della terra. Rapite in un sogno lungo 67 minuti: Jumalten Aika, l'età degli Dei
Recensione di Marco Migliorelli - Pubblicata in data: 13/05/17

Uno sfondo nero; è il buio, placenta del cosmo. Un tratto grigio; lieve, a disegnare Yggdrasil, l'albero del cosmo. Il libretto è essenziale, cromaticamente devoto all'oscurità. Le immagini sono i volti nella terra, concettualmente affiorano fra le radici dell'albero. L'anno è il 2016 ma il Tempo, vero, profondo, è quello dei Moonsorrow. Loro i volti, le palpebre sopite nella gravità della terra. Rapite in un sogno lungo 67 minuti: "Jumalten Aika", l'età degli Dei.


"Time begins before time / a thousand stories with no one to tell them"


Vent'anni e sette album dopo, il peso di quella pietra, che nel 2003 campeggiava sulla cover di "Kivenkantaja", non schiaccia l'ispirazione dei narratori finlandesi. Sorvali e soci restano fedeli alla missione essenziale del racconto. Una dimensione narrativa viva, crepitante come fuoco fra bagliori nevosi, che si insinua fra gli arpeggi e lo screaming terrigno di Ville. Una percezione del racconto fatto canzone, incarnata da figure spesso appena sbozzate nei loro testi, vecchi pieni di mistero, le cui bocche, piegate dal suono di parole incessanti, han scolpito esse stesse, le rughe sui loro corpi. Un'epicità marziale connota le cinque tracce dell'album, senza esaurirsi in se stessa, anzi preludendo a dimensioni percettive che dietro il cielo basso, denso e carico del pathos, alludono remotamente ad un sottobosco di suoni, storie sgretolate in un balbettio di sussurri dal tempo, quindi dalla musica ricomposte in immagini.

 

Se "Varjoina Kuljemme Kuolleiden Maassa" apparve come un disco denso, pastoso, non immediatamente accessibile, se si escludono brani consistenti ma di presa immediata come "Huuto" o "Kuolleiden Maa", quest'ultima creazione in studio è pura immediatezza. I brani sono, come da tradizione, sempre di lunghezza rilevante, la durata dei due dischi, addirittura simile; le sensazioni tuttavia sono sorprendentemente diverse: "Jumalten Aika" si muove ad una velocità differente perchè afferra l'ascolto senza lasciargli il respiro di un proemio, la possibilità di addentrarsi lentamente nel disco. Nell'insieme, il disco fugge, graffia nella sua corsa potente, e incide la propria coralità mitica, meravigliosamente sgraziata, autentica ed al contempo così dannatamente trascinante, nei moti salienti delle prime due canzoni, la titletrack ed una bestia da palco come "Ruttolehto": chorus che esplode nel petto e balza all'assalto senza esitazione. Ecco il tratto determinante: "Jumalten Aika" è un disco fuori del suo stesso tempo. Dura meno del tempo che rapisce effettivamente all'ascolto. Sua l'arte nordica della scorreria; il tempo che toglie, è però ripagato fin da subito da una leggerezza esaltante che letteralmente fa scorrere la chiglia del drakkar fra le onde dei brani come scivolasse sul burro.


Più maestosa, ma sempre essenziale nel proprio armamentario narrativo, la seconda parte del disco. "Mimisbrunn" e "Ihmisen Aika", rallentano il ritmo della vogata, specialmente dopo la "breve" canzone di mezzo, "Suden Tunti", sette minuti soffiati fra un inizio di chitarre acuminate ed un finale sfumato, vagamente doomeggiante.


I Moonsorrow restano sotto il vessillo del proprio sound, non sperimentano, affinano. Stabilito un codice, un linguaggio, non si cristallizzano come capita ad altri gruppi, perchè rispetto alla propria musica, termine di riferimento interno, si pongono attivamente. In una parola: tengono acceso il fuoco. E con grande equilibrio, con studio, oseremo dire ma senza lasciare la gola a secco di "grappa". Questo va detto, a monte di una continua e sincera, coinvolgente ispirazione, i Moonsorrow raggiungono un loro equilibrio senza cambiare nulla! Resta la lunghezza, resta lo stile, coi suoi riff allungati, infiniti, schioccanti come vene aggredite dal sangue dei vocalizzi; permangono gli arpeggi lenti, le cui ombre allungate dal basso calano un crepuscolo di sensazioni (ascoltate l'attacco di "Mimisbrunn" così "prevedibilmente" Moonsorrow's style -una pacca sulle spalle a chi ne ha abbastanza-), eppure "Jumalten Aika", in un blocco unico, schiera cinque canzoni essenziali, senza eccessi; perfette, ecco il punto, per il live ma non svendendo il proprio complesso sound, la ricorsività senza scadenze da scaletta, della loro inconfondibile "oralità musicale".

 

Nonostante Century Media, gli scorridori finlandesi tengono saldamente il timone dei loro missaggi. La produzione è in linea col disco. Chitarre profonde, acute. Drumming serrato, reale e appagante, specialmente nelle tirate più schiettamente black. Il basso, contrariamente a quanto suggerirebbe l'impasto sonoro, è vivo e pulsa ad ogni alito di batteria. Anche qui, niente fronzoli e tanta sostanza; con il solito, chiaro esempio, di come si possano concepire brani corposi, in cui le tastiere rivestano un ruolo importante, insieme ad un sottobosco di cori e suoni, senza per questo soffocarli, sommergendone la carica primordiale. "Mimisbrunn", anche qui, non mente: il suo finale tirato, invera quanto appena scritto.

 

"This is the iron
In the iron, the echo of war
At war all those repressed by hunger
This is the gold
Gold, the harbinger of war
In the gold, the blood spilled by greed
I'll curse you both for eternity"

 

L'età dell'uomo "Ihmisen Aika" non tradisce e introduce l'ultimo quarto di disco. L'ultimo quarto di luce prima del notturno crepitare del legno fra le fiamme. Il martello a cadenza è un suono che si confonde presto in quello della batteria. Fra tante epoche, si destreggiano storie di eroismo e rapacità, luccicanti come ferro e oro, imperlati del sudore della forgia. Kumarrus pimeyteen: a bow in the darkness.

 

In questa oscurità, la musica, sola, profonda e riuscita, è l'istante di una vampata di fuoco. L'istante eterno di una supernova, che muore con la lentezza di un dio.





1. Jumalten aika  "The Age of Gods"
2. Ruttolehto incl. Päivättömän päivän kansa  "Plague Grove incl. Folk of the Dayless Day"
3. Suden tunti  "The Hour of the Wolf"
4. Mimisbrunn  "Mimir's Well"
5. Ihmisen aika (Kumarrus pimeyteen)  "The Age of Man (A Bow into Darkness)"

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