Nati nel 1987 e autori della grezza demo "Slow Death", rilasciata due anni dopo la loro formazione, i Mortem, l'arcaico vagito dei futuri Arcturus con l'aggiunta, ora, di Tor S. Stavenes (1349) al basso, tornano in scena grazie a un album artico e reazionario. Più vicino all'approccio diretto e meno avant-garde della all star band di Oslo e agli Emperor degli esordi, "Ravnsvart" custodisce intatta, tra i suoi solchi, la magia oscura di quel black metal scandinavo che infiammò le terre nordiche agli albori dei Nineties.
Naturalmente, parliamo di un disco in grado di scaldare soprattutto gli affezionati, ma che, rispetto ad altri lavori simili nella forma e nel contenuto, ha il grande pregio di non appiattirsi nella rievocazione nostalgica di un passato glorioso. I nostri, infatti, intendono salvaguardare e trasmettere ai posteri la purezza criogenica del sound nero per eccellenza: un progetto studiato, certo, eppure il risultato finale lascia abbastanza paghi.
Nonostante le tastiere svolgano un ruolo essenziale nella costruzione dell'ordito, esse non sovraccaricano né sommergono uno scheletro strutturale basato, in realtà, sul tipico tremolo picking di matrice norvegese e sui fenomenali blast beat di marca Hellhammer: l'equilibrio delle componenti, merito delle indiscusse doti di songwriter di Steinar Sverd Johnsen, consente la decisa emersione in superficie sia delle chitarre sia della voce cruda e gracchiante di Marius Vold. Il platter inanella una serie di brani robusti, solidi, omogenei: un paio di legnate in apertura ("Ravnsvart", "Sjelestjeler"), una sassata epico/marziale impregnata di sangue a seguire ("Blood Horizon"), un classico mid-tempo old school a centro tracklist ("Mørkets Monolitter"). Il quartetto dimostra, poi, di non vendere fumo neanche nel resto del lotto: in "Truly Damned" i pattern elettronici servono soltanto a patinare d'atmosfera il clima violento del pezzo, "Demon Shadow" non appare lontana dalle incursioni anthemico/contemplative dei Bathory, "Port Darkness" e "The Core" bastonano a colpi di frusta, fango e dannazione.
Freddi e nefasti, i Mortem palesano una ferocia senza eguali, assemblando idee già note in un'opera brutale e tagliente. Nuovo inizio o una tantum non importa, "Ravnsvart" vola alto e famelico sulle carcasse sepolte nel ghiaccio sempiterno della tradizione.