Mortiis
Spirit Of Rebellion

2020, Omnipresence Productions/Dead Seed Productions.
Dungeon Synth

Recensione di Giovanni Ausoni - Pubblicata in data: 23/01/20

Coloro che rimasero perplessi e delusi dalle incursioni di Mortiis (leggi QUI la nostra recente intervista) nel rock industriale e nell'electro-pop, saliveranno ora dal piacere, dal momento che il musicista di Notodden sembra tornato letteralmente alle proprie radici con il nuovo disco "Spirit Of Rebellion". Nuovo sino a un certo punto, a dire il vero: il lavoro, infatti, appare un'espansione - anglicizzata nei titoli - del meraviglioso "Ånden Som Gjorde Opprør" (1995), l'album considerato, insieme al coevo "Fjeltronnen" dei Wongraven, il capostipite del dungeon synth.

Composto da due tracce, ciascuna di venticinque minuti, il disco trasporta l'ascoltatore attraverso i cunicoli di un universo cupo e spettrale, in quel medioevo fantastico popolato da orchi, battaglie e incantesimi da cui, intimamente e nonostante le dubbie sperimentazioni, il troll norvegese non si è mai davvero allontanato. Epiche, oscure e magniloquenti, "A Dark Horizon" e "Visions Of An Ancient Future" conservano le pennellate black metal della vecchia versione, soprattutto in termini di atmosfera, ma il predominio più marcato della componente ambient e l'aggiunta di potenti ritmi percussivi donano alle suite una fisionomia decisamente cinematografica. Con la splendida cover di David Thiérrée a corroborane il senso. 

Certo, la reinterpretazione di un classico pone comunque delle questioni spinose: non sfugge, a questo proposito, come il nostro, consapevole del ruolo di prime mover di una ben determinata scena, abbia limato l'opera adeguandola alle regole odierne di un genere da lui stesso creato. Cancellate le ingenuità giovanili e aboliti i limiti di una strumentazione che all'epoca contemplava l'utilizzo della sola Roland JV30, il lavoro non fa una grinza sin nel minimo dettaglio, produzione di lusso compresa. Eppure, inevitabilmente, qualcosa del fascino claustrofobico e terroso dell'originale viene perduto, lasciando in bocca la sensazione di un nostos dolceamaro perché sia scevro di palpabili difetti che di straordinari picchi emotivi. Intanto Mortiis continua a levitare sulle brume tolkienane del tempo.




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