Motörhead
Aftershock

2013, UDR/Warner
Hard & Heavy

Lemmy e soci sono tornati, e non deludono né arretrano di un solo millimetro!
Recensione di Andrea Mariano - Pubblicata in data: 18/10/13

Non si può chiedere ai Motörhead di esser originali, di cambiar qualcosa nel loro stile. Si può chiedere, però, di confermare album dopo album il buono stato di salute di una band sulla cresta dell’onda (di Jack Daniel’s) da quasi quarant’anni.

Sappiamo perfettamente cosa aspettarci da Lemmy e soci, sappiamo esattamente come suonerà questo “Aftershock” prima ancora di inserire il CD nello stereo (si, amiamo il gusto “retrò”): coltellate di robusto rock n’ roll e tocchi blues che profumano di tabacco e whiskey. E tant’è. L’album macina riff su riff senza sosta, anche se paradossalmente il momento migliore e che in un certo senso sorprende è “Dust And Glass”, blues davvero di classe: mentre le note si susseguono, mentre Lemmy canta con voce calma e cadenzata, non è difficile immaginarselo mentre guardando l’orizzonte in un deserto simile a quello dell’Arizona sorseggia il suo immancabile bicchiere di whiskey. Per il resto, ci assestiamo su livelli adrenalinici molto alti, come prevedibile ed auspicabile; fa piacere inoltre trovare una produzione che ben valorizza il sound granitico dei brani ed una buona prestazione globale di una band in gran forma nonostante le recenti vicissitudini salutari del carismatico cantante e bassista. Certo, in sala di registrazione uno può prendersi tutto il tempo che vuole prima di eseguire la propria parte, ma non è così scontato aspettarsi, con i presupposti che tutti conosciamo, una performance convincente e soprattutto grintosa come le linee vocali dei brani invece ci consegnano. In breve: band convincente, per fortuna si può dire lo stesso per Lemmy, vedremo in sede live si potrà dire altrettanto, ma questo è un altro discorso.

Parafrasando il loro leit motiv: loro sono i Motörhead, e suonano rock n’roll. Non è pensabile chieder loro di cambiare, ma al massimo perpetrare il loro stile inconfondibile con materiale qualitativamente sempre dignitoso, e dopo quaranta anni di carriera non è poi una richiesta così semplice da soddisfare. “Aftershock” mantiene le promesse: granitico, feroce ed adrenalinico quanto basta per far partire l’headbanging automatico ai fan più accaniti, gustoso quanto basta per accontentare gli estimatori del genere, buono quanto basta per dare ancora una volta una lezione di rock n’ roll non indifferente: se non puoi contare sull’originalità, allora cerca di fare ciò che hai sempre fatto nel miglior modo possibile, ancora una volta. Missione compiuta.



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