Coloro a cui ancora capita di domandarsi che fine abbia fatto Natalie Imbruglia (quella del tormentone "Torn" e delle biciclettate di "Wrong Impression") saranno certamente sollevati dal sapere che il 31 Luglio, seppure in sordina, è uscito il suo ultimo lavoro.
A sei anni di distanza da "Come To Life", e in attesa del disco di inediti di prossima uscita, l'australiana dagli occhioni azzurri ritorna con "Male", disco così battezzato in quanto raccolta di cover di brani inizialmente interpretati dal sesso forte. Solitamente una release del genere farebbe storcere il naso e al tempo stesso dare per spacciato l'artista in questione arrivato ormai a raschiare il fondo del barile, magari forzato da un'improrogabile scadenza contrattuale. Invece non è questo il caso. "Male" infatti riesce non solo per merito dei riarrangiamenti, alcuni da duo acustico chitarra-pianoforte e altri più bluegrass, ma anche per la scelta delle canzoni da inserire in tracklist.
Si inizia con un pezzo dei Daft Punk, assieme a Julian Casablancas, "Instant Crush" (dall'ultimo disco "Random Access Memory"). Se in origine era ricco di filtri ed estremamente digitalizzato, nella migliore tradizione del duo francese, adesso la Imbruglia lo ha spogliato della componente synth e reso organico con un arrangiamento minimale di piano, chitarra classica e percussioni ridotte all'osso. Spicca un leggero ma persistente quartetto d'archi capace di rinnovare un brano altrimenti abbastanza classico nel suo complesso. A sentire questa veste, senza avere ben presente l'originale, pare quasi che la cover sia l'altra, ovvero che siano stati i Daft Punk a farne un remix in chiave elettronica. Quando un riarrangiamento è fatto bene, l'effetto dovrebbe proprio essere questo: donare una veste nuova ad un brano, tanto da renderlo proprio.
Segue un lavoro meno radicale, ovvero "Cannonball", in origine di Damien Rice. L'originale è una struggente ballata chitarra e voce, semplice, diretta e disarmante. Natalie Imbruglia la prende in prestito, mette la chitarra in secondo piano e rende il piano protagonista. "Cannonball" resta una bomba vera e propria, emozionante fino all'ultimo secondo, proprio come lo è cantata dal cantautore irlandese - per non parlare della versione dal vivo - senza perdere nemmeno un briciolo di ciò che rende splendida l'originale. Tocco di classe assoluto è il rimando all'arpeggio di chitarra con cui inizia il brano di Rice.
Stessa operazione viene effettuata su "I Will Follow You Into The Dark" dei Death Cab For Cutie. Una cover molto aderente alla versione originale che ne esalta i pregi senza stravolgerla. Discorso ben diverso per "Friday I'm In Love". L'iconico brano dei The Cure perde qui la sua parte elettrica e si sposta dai palchi dei concerti rock alle feste di paese dell'outback australiano in una nuova versione tutta banjo e rullante in chiave bluegrass. C'è ancora l'anima dei Cure alla base di tutto, viene solo accantonata per un attimo per far spazio a qualcosa di più ruspante.
In sintesi, la Imbruglia e i suoi musicisti reinventano i brani che hanno deciso di omaggiare con un discreta maestria, proprio come accade anche per una versione più jazz di "Only Love Can Break Your Heart" di Neil Young.
Il fantasma del disco salvagente viene quindi spazzato via fin dal primo ascolto di "Male" il cui ascolto non fa certo rimpiangere che si tratti "soltanto" di cover. Alla dolcezza del tocco femminile si deve infatti l'aver saputo smussare angoli e sottolineare altri aspetti più meritevoli, lasciando maggior spazio alla voce e togliendo gravosi orpelli. Il risultato finale è qualcosa che scorre fluidamente e accompagna in maniera piacevole la mente attraverso un piccolo spaccato di storia della musica pop e rock, rivisitato per l'occasione. Per certi versi ricorda una versione unplugged di "White Lilies Island".
"Male" è un disco leggiadro, per nulla impegnativo ma non per questo privo di spessore. Semplicemente non richiede un'eccessiva concentrazione per goderselo. Semplice e diretto, saprà far breccia nel cuore di chi è sufficientemente open-minded per accettare simili forme di tributo.