Richard Ashcroft
Natural Rebel

2018, RPA/BMG
Pop Rock

Recensione di Giovanni Ausoni - Pubblicata in data: 20/10/18

Nessuno ringrazierà mai abbastanza Richard Ashcroft per il ruolo interpretato dai The Verve nel panorama della musica mondiale: le note di "Urban Hymns" resteranno conficcate, ad aeternum, nel cuore e nella mente di milioni di ascoltatori. Purtroppo la carriera solista del cantautore di Wigan ha vivacchiato, in massima parte, sulla forza d'inerzia proveniente dall'esperienza indimenticabile trascorsa con la vecchia band: album poco significativi, qualche discreto pezzo qua e là e la chiara percezione di un percorso individuale accostabile a quello, ugualmente opaco, del fraterno amico e compagno d'avventure Liam Gallagher. Premesso che scindere un artista dal proprio glorioso passato appare un'impresa pressoché impossibile e che qualsiasi valutazione sul presente corre il pericolo di arenarsi in continui e scomodi paragoni, bisogna, nel caso di "Natural Rebel", adoperare la frase evangelica "reddite quae sunt Caesaris Caesari". Beninteso, non parliamo di un'opera straordinaria: gli applausi non scrosciano e i difetti, oltretutto, non mancano. Il ritmo troppo blando, l'impronta rock anni '70 distillata in sole due tracce, una produzione estremamente scarna e incapace di conferire corpo al predominante suono delle chitarre acustiche, non depongono a favore di un giudizio immune da pecche.
 
Tuttavia, l'uomo in occhiali da sole e dal fisico sottile conserva un fascino indubbio: se una voce chiara e tremante, da conteuse d'histoire consumata e lusingatrice, lega i pezzi l'uno all'altro in un racconto pacato e flemmatico, l'innegabile talento per il songwriting dell'autore inglese riesce, alla fine, a far comunque quadrare i conti, tra liriche diafane, soffici orchestrazioni e tenui cori gospel. "All My Dreams" costituisce il singolo pop perfetto, tanto prevedibile quanto immediato e carico di una melodia che cattura facilmente l'attenzione; il friabile country di "Byrds Fly", una "Surprised By The Joy" in cui la semplicità si trasforma in finezza, le classiche (e abusate?) movenze brit di "That's Well I Feel It", rappresentano il simmetrico e luminescente pendant dell'opener. 

Certo, risulterebbe azzardato immaginare il nostro nelle vesti di crooner, eppure il suo timbro da singer navigato e sornione possiede qualcosa di magico, una sussurrata loquacità da romantico anfitrione: mentre "That's How Strong" ottenebra i sensi poiché immensa è l'impressione di malinconia che la canzone trasmette, passeggiare attraverso le "Streets Of Amsterdam" rievoca nostalgie da american roots. Una breccia emotiva nella quale si inseriscono le toccanti, e lievemente dolciastre, "We All Bleed" e "A Man In Motion", ferite che si librano in galassie diverse e comunicanti, che cercano consolazione, che custodiscono il potere di mettere a tacere rumorose conversazioni. Ma l'incanto si spezza, la distorsione e la drum machine colpiscono senza preavviso, prima su "Born To Be Strangers", poi sull'adrenalinica conclusione affidata a "Money Money": posto a commiato del disco, il brano ricorda che le tempeste elettriche possono scatenarsi in luoghi inattesi, forse persino in Paradiso. Ancora una volta.

Spesso i miracoli accadono, in maniera misteriosa e oscura. Il nuovo lavoro di Ashcroft, benché lodevole e a tratti poetico, non rientra nella categoria succitata e probabilmente in futuro tale constatazione resterà identica a sé stessa, però almeno una cosa sembra inconfutabile: d'ora in avanti non chiamatelo più Mad Richard, bensì "Natural Rebel". Con un pizzico di glamour, of course.




01. All My Dreams
02. Birds Fly
03. Surprised By The Joy
04. That's How Strong
05. Born To Be Strangers
06. That's When I Feel It
07. We All Bleed
08. A Man in Motion
09. Streets Of Amsterdam
10. Money Money

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