Neal Morse Band
The Grand Experiment

2015, InsideOut Music
Prog Rock

Recensione di Stefano Risso - Pubblicata in data: 28/02/15

Vi manca Neal Morse? Nessun problema, il musicista californiano rispunta nel mercato con sorprendente regolarità sotto le vesti Neal Morse Band, Flying Colors o Transatlantic (o addirittura in vesti lontane dal genere prog), quel tanto che basta per non farsi dimenticare dai suoi fan. Nel caso specifico ci ritroviamo per le mani l’ottavo disco del suo progetto solista, coadiuvato come sempre dal fido Mike Portnoy (e siamo a sedici album in carriera in tandem con l’ex Dream Theater) e da musicisti di prim’ordine.

Di ottima musica il nostro ce ne ha regalate a tonnellate, quindi vediamo di trovare un motivo valido per gettarci a capofitto in questo ennesimo full-length. Evidentemente consapevole di tutto ciò, il buon Neal ce lo fornisce direttamente nel titolo, “The Grand Experiment”, specificando inoltre che per questo lavoro non è stato preparato nulla prima di entrare nello studio di registrazione, avendo dato ampi margini di manovra a tutti i componenti della band. Una lavorazione svolta in tempi stretti, dettata dalle intuizioni e dagli spunti di tutti, filtrati con la consueza mano morsiana nel declinare il prog.

Il risultato è sorprendentemente frizzante ed appagante. Non nascondiamo infatti che le ultime apparizioni dell’ex Spock’s Beard erano sì buone ma di puro mestiere (dischi onesti ma niente di più), pericolo che in “The Grand Experiment” è stato saggiamente scansato proprio per la scelta “anticonvenzionale” di scrittura del disco. Intendiamoci, i binari sono sempre quelli, un prog che fa leva su partiture ariose e melodiche, incalzanti e complesse il giusto, senza provocare mal di testa in chi lo ascolta. Inoltre anche la tracklist, con due suite all’inizio e alla fine (davvero notevole la conclusiva “Alive Again”) e con brani corti e accessibili nel mezzo, è ampiamente cosa già vista. Eppure la rinnovata verve della band contagia la consueta cascata di note che ci si aspetta sempre da Neal Morse, delineando un album fresco, godibile, che non risente di quella patina stantia che ha afflitto non poche pubblicazioni recenti del musicista americano.

Un disco riuscito che speriamo possa incoraggiare Neal a intraprendere altri “esperimenti” del genere, in grado di offrire ottima musica scritta con maestria e viva passione, magari prendendosi qualche pausa in più per riordinare meglio le idee e sfornare dischi di questo stesso valore.



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