Nick Cave & The Bad Seeds
Skeleton Tree

2016, Bad Seed Ltd
Alternative Rock

Recensione di Marta Scamozzi - Pubblicata in data: 17/09/16

Articolo a cura di Marta Scamozzi

 

L'ultima fatica partorita dalla travagliata creatività di Nick Cave è uno struggente monologo interiore incentrato sui due antipodi più incontrastabili: amore e dolore. L'artista sembra ossessionato da questi due sentimenti, che sembrano avere il bivalente potere di distruggerne e, al contempo, salvarne l'esistenza. Qualsiasi tentativo di valutare la qualità "Skeletron Tree" in termini di album è presto vanificato. L'ascoltatore è infatti rapito dal totale coinvolgimento emotivo ordito dalla ritmica attentamente studiata, dall'irriverenza della chitarra, sparsa all'occorrenza, e soprattutto da quella voce profonda e sincera. Ancora una volta è lei la protagonista ammaliatrice, talvolta speranzosa altre volte talmente grave da risultare strozzata.

 

Skeleton Tree è aperto da "Jesus Alone", un inno a Gesù e alle sue molteplici manifestazioni: "un giovane uomo che si rialza coperto da sangue non suo, una ragazza piena di energia proibita, un vecchio seduto accanto al fuoco che ascolta le onde del mare". I tre accordi di pianoforte che accompagnano la canzone ne caratterizzano una certa staticità musicale e permettono all'ascoltatore di concentrarsi sul tono della voce e sulle parole, mentre il continuo sibilo di tastiera in sottofondo realizza quel certo senso di inquietudine. Giunge poi inaspettata "Rings Of Saturn": limpida e romantica. Una di quelle tracce impreziosite dall'inestimabile qualità di parlare contemporaneamente di tutto e di niente. I versi si rincorrono disegnando un flusso di coscienza che trova il suo compimento nei quattro accordi del ritornello: "questo è il momento / questo è esattamente ciò per cui è nata". Da Saturno si ritorna sulla terra con "Magneto" a descrivere confusamente una realtà quotidiana famigliare con le sue contraddizioni ed incertezze, comunque incentrata sul primo dei sentimenti.

 

L'atmosfera cambia radicalmente con le sonorità industrial ed elettroniche di "Anthrocene", traccia molto complessa che ribadisce ancora una volta l'inquietudine e il senso di inadeguatezza di cui "Skeleton Tree" è impregnato; sembra quasi che Nick Cave sia alla ricerca di qualcosa di vero e duraturo nel proprio caos. Anche qui all'amore viene dato il ruolo di possibile salvatore: le parole sono accompagnate da una musicalità più fresca e leggera, che sembra tendere ad una pace ben definita ma, tutto sommato, tuttora sconosciuta. "I Need You" è a sua volta caratterizzata da quella voce irrisolta ed urgente e da quella ritmica ripetitiva che sa tranquillizzare senza adagiarsi. Verso la fine della canzone il crescendo del coro in sottofondo sembra rappresentare un richiamo di speranza; la stessa speranza che si evince anche nella traccia successiva, "Distant Sky", la cui conclusione è però amara, con la voce che si fa sempre più disperata e soffocata negli ultimi versi. La tensione si scioglie nella title track, un caldo e maturo pezzo pop da cui trapela una quieta disillusione. La voce di Nick Cave è qui pulita e ben definita, il pianoforte accompagna la chitarra acustica che disegna una melodia semplice e pacifica. La ritmica è lineare, senza variazioni di tempo improvvise.

 

Si conclude così la fuorviante esperienza di "Skeleton Tree" non distante in contenuti dal precedente "Push The Sky Away" ma inevitabilmente ammorbato da una vena di profonda disperazione originata da un recente lutto familiare. "Skeleton Tree" è un album che tutti dovrebbero concedersi il privilegio di ascoltare in quanto manifestazione della contraddittoria complessità della mente umana. Imperdibile manifestazione di uno dei pochi geni musicali rimasti capaci di trasformare il proprio dolore più intimo in un'opera d'arte.

 





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