Nicky Hopkins
No More Changes

1975, Mercury Records
Rock

Recensione di Giulio Beneventi - Pubblicata in data: 08/11/14

E’ appurata ormai una regola sconcertante: se in una conversazione a sfondo musicale tirate fuori il cognome Hopkins, avrete il 97% delle possibilità che vi rispondano «Chi? L’attore, intendi?». Perlomeno, qui in Italia andrà quasi sicuramente così.

 

Eppure cotanta indifferenza proprio non se la meritava il povero Nicholas Christian Hopkins, per tutti “Nicky”, tastierista dotato, brillante professionista, mai un attimo lontano dal lavoro, nonostante la malattia sempre tiranna (morbo di Crohn) che nel 1994 alla fine se lo portò via. Ma del resto, è la sorte dei session men in generale, per quanto di lusso siano: rarissime volte vengono ricordati, anche quando il loro lavoro è di enorme rilievo, come nel caso in questione. A guardare indietro nel tempo, però ci si rende davvero conto che la sua carriera di turnista dovrebbe essere un’eccezione a questa spietata norma, quantomeno per la fertilità innaturale e le collaborazioni di prim’ordine: signori, stiamo parlando di Beatles, Rolling Stones, Kinks, Jefferson Airplane... continuate pure voi: un altro 97 % di possibilità che pescando un qualunque disco tra l’inizio degli anni ’60 e la fine degli ’80, tra le note di copertina, scoprirete il suo nome nel ruolo di tastierista.

Dati i big names associati, la sua attività da solista quasi passa inosservata, quando invece dovrebbe essere il fiore all’occhiello. Perché era una spugna, Nicky (nel senso buono): raccolse da tutti i suoi contributi esterni diversi frammenti di ispirazione e li rigettò anche nei suoi dischi in proprio, in particolare in quello ritenuto da molti il migliore, terzo in ordine cronologico, intitolato "No More Changes" e targato 1975. Il merito più grande di questo album, registrato a Londra e destinato al solo mercato americano (non lo troverete facilmente in questa oscura era digitale), sta nell’essere la prova più tangibile di come «Nicky scrisse il libro del piano rock‘n’roll», come disse Nils Lofgren.
 
Hopkins qui si occupa ovviamente di tutte le parti di tastiera, improvvisandosi però anche cantante e produttore esecutivo, mentre, per quanto riguarda la band, rinuncia ai soliti nomi di primo piano come Klaus Voorman e Mick Taylor che lo avevano accompagnato nei primi due dischi ("The Revolutionary Piano" e "The Tin Man Was A Dreamer"), prendendo dei relativi sconosciuti, con la moglie Dolly in veste di paroliere. Il risultato è un lavoro che esplode di energia veicolata a rimorchio del suo pianoforte sin dai primi accordi di "Sea Cruise", il cui ritmo scatenato arriva a protrarsi perenne anche nelle successive "The Ridicolous Trip", composizione strumentale da saloon, e "Wild You", più frivola ma della giusta attitudine. In qualche modo, tra le venature di "Hanna" scorre la malinconia delle sue note registrate due anni prima su "Angie", come anche in "No Time", ballata zuccherosa generata quando l’AOR non era neanche in fasce e da cui il genere trarrà linfa vitale in futuro, senza neanche saperlo. Il lato B si apre poi con "Refugee Blues" in cui il piano man si scopre addirittura cantante emulo di McCartney (forse il più sincero), per concludersi in tracce meno cariche di intensità ma non certo di fantasia: su tutte, le strumentali "Lady Sleeps" e "Last Night Changes", componenti essenziali del testamento artistico del suo stile.
 
Nel totale, si può riassumere "No More Changes" come un album squisitamente ispirato, un diamante grezzo, un ricordo lucido di un grande turnista: in termini più pratici, un disco che poteva essere partorito solo dal talento di colui a cui è dedicata "Session Man" dei Kinks: «He is a session man, A chord progression, A top musician».




SIDE A:
1.- Sea Cruise
2.- The Ridiculous Trip
3.- Hanna
4.- Wild You
5.- No Time

SIDE B:
1.- Refugee Blues
2.- Lady Sleeps
3.- Morning I’ll be Moving On
4.- Last Night Changes
5.- Lady It’s Time To Go

Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool