Nine Inch Nails
Add Violence

2017, The Null Corporation
Alternative

Recensione di Salvatore Dragone - Pubblicata in data: 24/07/17

Quando ci si approccia ad una nuova uscita targata Nine Inch Nails ci sono due uniche certezze a cui aggrapparsi: la prima è che non si sa mai cosa ci aspetta; secondo, che Trent Reznor ne sa una più del diavolo.

"Add Violence" è il secondo capitolo della trilogia di EP annunciata sul finire dello scorso anno, occasione in cui Atticus Ross, già collaboratore degli How To Destroy Angels e nella stesura di colonne sonore, venne investito ufficialmente come membro stabile della band, ora di fatto allargata a un duo.
A sette mesi dall'uscita di "Not The Actual Events", che per certi versi ha riportato a galla il rock viscerale di "With Teeth" e "Year Zero", il nuovo EP segna l'ennesimo cambio di rotta verso le sperimentazioni elettroniche che hanno incarnato il pensiero dell'ultimo Reznor. Ecco quindi riapparire prepotentemente in scena drum machine e sintetizzatori, elementi chiave in tutte le cinque canzoni a loro esclusiva firma (nel primo EP si contavano tra i guest Dave Grohl, Dave Navarro e Mariqueen Maandig).

Al contrario di quanto potrebbe suggerirci il titolo, "Add Violence" non è quindi un lavoro estremo, ma bilancia le due anime dei NIN alternando pezzi più energici ad altri più introspettivi. La partenza è semplicemente trascinante: "Less Than", complice un synth tipicamente anni '80, richiama quasi i Depeche Mode prima di esplodere in un ritornello che colpisce al primo affondo. Il testo sembra riferirsi all'operato del governo Trump, le critiche non si risparmiano né a lui né ai suoi elettori. Concetti che trovano una risposta visiva nel videoclip ispirato a Polybius, videogame che, secondo leggenda, fu sviluppato dal governo americano come esperimento.
Con "The Lovers" e "This Isn't The Place" cambiano le carte in tavola. Qui Reznor e Ross giocano con atmosfere dal sapore trip-hop seppur in due registri differenti: nel primo caso il focus è sul beat incalzante che apre la strada a melodie acide, l'altra è una ballad decadente dove pianoforte e basso accompagnano i cambi dinamici. Finora pochi collegamenti con "Not The Actual Events", solo i distorsori di "Not Anymore" fanno in qualche modo da ponte. L'epilogo è affidato a "The Background World", dove ancora una volta vengono fuori richiami a Martin Gore & soci. Nei suoi 11 minuti e 44 secondi di durata, solo quattro costituiscono la canzone vera e propria prima che un loop via via sempre più apocalittico prenda il largo fino ad implodere in rumore.

In attesa che il cerchio si chiuda con la pubblicazione del terzo EP (atteso entro la fine dell'anno), i Nine Inch Nails ci mostrano una delle loro tante facce con un lavoro ispirato e pieno di spunti interessanti, sensazione che cresce di pari passo al numero degli ascolti necessari per comprenderlo fino in fondo. Chissà cosa ci riserveranno ora quei due geniacci di Reznor e Ross per l'ultimo capitolo, di sicuro è che non sappiamo cosa aspettarci.




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