Nirvana
Nevermind

1991, Geffen Records
Grunge

Una delle pietre miliari della storia del rock, l'esplosione del fenomeno Grunge degli anni '90. In una sola parola: "Nevermind".

Recensione di Chiara Frizza - Pubblicata in data: 25/03/13

Sul finire del 1990, in seguito al successo del debutto “Bleach” (1989) e del tour internazionale, la fama dei Nirvana è in continua crescita e frutta loro l’attenzione di Danny Goldberg, fondatore e presidente della DGC Records (più tardi Geffen Records). Sono sufficienti pochi incontri perché l’etichetta decida di investire e scommettere sul giovane trio, probabilmente influenzata dai riscontri positivi ottenuti dal contratto stipulato con i Sonic Youth. Positivamente colpiti dallo staff giovane e ben organizzato dell’etichetta, i Nirvana firmano ufficialmente il contratto nell’Aprile 1991 e ricevono un anticipo di circa 290.000 dollari, oltre ad un controllo quasi totale per quanto riguarda l’artwork dell’album di prossima realizzazione, la scelta delle canzoni da inserirvi e la gestione dei contatti con la stampa. Le registrazioni iniziano il 2 Maggio ai Sound City Studios di Van Nuys, California, e inizialmente sono previsti 16 giorni di lavoro per un budget di 65.000 dollari. In realtà, i tempi si allungano e la stessa sorte tocca alla spesa complessiva, che arriva a circa 130.000 dollari. Gran parte delle tracce vengono incise nei primi 5-6 giorni, e come era successo durante la registrazione di “Bleach”, le lyrics sono l’ultima parte ad essere completata, direttamente in studio e sotto gli occhi del resto della band, che assiste al processo creativo di Kurt, per il quale la musica precede le parole. Lui stesso in seguito commenterà:


Nevermind” fu il risultato di due anni di poesia. Cercai di scegliere le cose migliori, tagliai anche molte parti. Di solito metto molta carne al fuoco, poi torno indietro. Ci si aspetta sempre che una band componga tutto in una volta e che ogni singolo brano sia ritagliato e definito...”


Nel mese di Giugno inizia la fase di mixaggio di “Nevermind” ai pessimi Scream Studios di Studio City (California), e nella seconda metà di Agosto, mentre la band è in tour negli USA e successivamente in Europa insieme ai Sonic Youth, l’album viene anticipato dalla diffusione radio del primo singolo estratto, “Smells Like Teen Spirit”. Come già era accaduto con l’album d’esordio, anche in questo caso la casa discografica non ha grandi aspettative, anzi: l’obiettivo è diffonderla nelle radio delle università e destinare altri brani (“Come As You Are” su tutti) alle radio che trasmettevano alternative rock, e di vendere 250,000 copie dell’album, almeno per pareggiare il risultato delle vendite dell’ultima release dei Sonic Youth, “Goo”. Contro ogni previsione, il brano diventa un richiamo di massa, attirando l’attenzione del pubblico sull’album in uscita. Qualcosa di sensazionale è nell’aria: la radio WFNX decide di trasmettere l’intero album in anteprima mondiale, un fatto piuttosto singolare trattandosi di un gruppo la cui fama è sì in crescita, ma comunque ancora piuttosto contenuta. Finalmente, il 24 settembre 1991 “Nevermind” esce in tutti i negozi di dischi.


Spinto dalla crescente popolarità del singolo e nonostante la modesta promozione da parte della casa discografica, il successo di “Nevermind” è esplosivo: nel Novembre 1991 l’album è disco d’oro e di platino negli USA e le vendite superano le aspettative anche sul mercato europeo. Primo album con la partecipazione di Dave Grohl alla batteria come membro effettivo della band, è la release che cambia il volto alla storia della musica rock, portando il rock alternativo (e la scena di Seattle) fino ad allora considerato un genere underground e di nicchia all’attenzione delle radio e della televisione e soprattutto dell’emittente musicale MTV. La grande abilità compositiva di Cobain e il mix vincente di armonie pop e violente esplosioni grunge, già presentato nel lavoro d’esordio, tocca qui il vertice, col supporto di un mixaggio più curato di quello che aveva contraddistinto “Bleach”. Ogni brano è l’esempio di questo stile compositivo ancora ineguagliato, nella sua semplicità strutturale e melodica. Niente è fuori posto o superfluo: le melodie accattivanti vengono subissate dai ritornelli aggressivi e paranoici (“Stay Away”) con le loro ripetizioni ossessive dei versi, con la sintassi spesso contorta e di difficile comprensione di Kurt, i loro giochi di parole che a volte si prendono gioco dell’ascoltatore, come in “In Bloom”, a volte lo coinvolgono nell’apatia e nella malinconia di cui sono cariche (“Come As You Are”,“Polly”, “Something In The Way”) e ancora lo fanno precipitare tra le parole quasi ipnotizzanti di una canzone d’amore ben poco canonica quale è “Drain You”. Le chitarre, registrate in più riprese e spesso sovrapposte l’una sull’altra in un alternarsi di distorto/pulito creano un suono pieno, opprimente e violento, che investe come un fiume in piena anche quando si sta per far ripartire il disco dall’inizio e si viene invece colpiti senza mezze misure dalla traccia strumentale nascosta “Endless, Nameless” (traccia per altro non inclusa nelle prime 20,000 copie dell’album a causa di un malinteso con Howie Weinberg, addetto alla masterizzazione, ndr.) definita da Krist Novoselic “l’ennesima rumorosa presa in giro”.


“Nevermind” non è nulla di paragonabile a quanto composto, suonato e inciso prima: è il suo punto di forza ed è quello che hanno immediatamente capito i ragazzi del 1991, fin dalle prime note. “Nevermind” è, forse inconsciamente, il manifesto di una generazione ormai delusa, annoiata e stanca degli eccessi degli anni ’80 e della musica creata dalla generazione che li ha preceduti. È il manifesto di una generazione che si riconosce in quel “Here we are now, entertain us”  tanto eloquente di “Smells Like Teen Spirit”, carico di tristezza e rabbia allo stesso tempo, che vede “Nevermind” come l’espressione della propria insoddisfazione e il suo compositore come il portavoce di una gioventù apatica e intollerante nei confronti del mondo ordinato e impostato degli adulti. Praticamente nessun disco prima di allora aveva avuto un simile impatto, né sul pubblico né sui suoi stessi autori, trovatisi di fronte ad un successo ben più grande di quanto previsto e che ha segnato, suo malgrado, l’inizio della spirale discendente dei Nirvana.

L’espressione più convincente del disagio adolescenziale, di quella “teenage angst” che effettivamente, come canteranno nel successivo “In Utero”, ha pagato più che bene, consacrando per sempre “Nevermind” come l’album-simbolo di un’intera decade, oltre che uno degli album migliori della storia del rock internazionale.





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