Mentre in "R.I.P" la proposta si traduce in uno schietto speed thrash in complesso ancora un po' acerbo, già "Punishment For Decadence" mostra una maturazione, maggior libertà negli sviluppi chitarristici e nei testi accenni a temi politici e sociali, caratteristici dei dischi thrash coevi. Ma è col successivo "No More Color" che la band consegue la propria cifra stilistica, un technical thrash eccentrico, spigoloso ma aperto a influenze le più diverse, con venature prog che varranno alla act l'epiteto di "Rush del Thrash". Certo, in quest'album gli esiti più sperimentali di questa tendenza restano per lo più ancora in nuce; si sarebbe dispiegata nel successivo "Mental Vortex" (1991) e ancor più in "Grin" (1993), album fatalmente incompreso all'epoca, forse in anticipo sui tempi, ma che decreterà lo scioglimento dei Coroner.
"No More Color" è l'album della conseguita maturità, quello in cui la band inizia a liberarsi dal condizionamento dei modelli (Celtic Frost, Bathory, per Tommy T. i guitar heroes come Malmsteen) e abbandona lo speed thrash con venature gotiche (che in parte verrà ripreso, ma in modo molto diverso, in "Mental Vortex") in favore di un technical thrash con influenze prog, che li avvicina ai Voivod, ai Deathrow, ai Forbidden ed ai Mekong Delta. All'epoca, alcuni lo giudicarono un disco "seduto": in effetti l'act suona più lenta che nei precedenti, ma ciò segnala semmai una pausa riflessiva, un modo più meditato di costruire il brano, che da adesso raramente termina come inizia e, se rallenta, di contro il suono diventa più pesante e definito; mentri gli assoli cominciano ad asciugarsi, gli arrangiamenti si fanno complessi. A cominciare dalla ripida "Die By My Hand", passando per la chirurgica "No Need To Be Human", il gorgo di "Read My Scars", la strana cavalcata di "Mistress Of Deception" e highlights come "Tunnel Of Pain" e la conclusiva "Last Entertainment", l'album trabocca tecnica, gusto, ispirazione e desiderio di evadere da stilemi troppo consueti. Gli esiti più clamorosi si avranno nei due lavori successivi, come si scriveva sopra, ma " No More Color" fotografa i Coroner all'apice della carriera, in perfetto equilibrio tra il thrash degli esordi e gli esiti più maturi. Auguriamo alla band di tornare presto a incidere nuove canzoni per la gioia dei vecchi seguaci e - perchè no? - per conquistarne qualcuno nuovo.