Il lotto si snoda tenendo fede a una scaletta che sa come prendere di petto l'astante, issarlo su montagne innevate, scaraventarlo tra le liete pastoie del fantasy, cullarlo in un nugolo di bridge funambolici, allietarlo con l'ambrosia dei ritornelli: ritmo a rotta di collo nella title track e in "Higher", decelerazioni sostenute in "Follow Me", ampi tappeti melodici srotolati sulle note di "The Rhythm Of Life", ulteriore galoppata in distensione con "Time To Rise". La chitarra di Bill Hudson vibra quale cristallo durante un terremoto, disegna scale progressive, alterna velocità e pathos senza sforzo apparente; Christian Eriksson, da par suo, passa, con nonchalance, da splendidi acuti in ottave a registri più caldi e sommessi, lasciando a bocca aperta per talento ed esecuzione.
Dalle ruote motrici di questo perno, supportato dalla batteria malmeestiana di Anders Johansson e dalle tastiere olimpiche di Jimmy Pitts, nascono cavalcate happy metal ("Shape Your Reality"), anthem bombastici ("Everyone's A Star"), ruggiti di ghiaccio ("Siren's Fall", "Bring Down The Mountain"). E non mancano le ballad, intima ed elettrica la prima ("Way Of The Light"), completamente in acustico la seconda ("Even When"): insomma, spazio per tutti i gusti, nonostante si festeggi in amicizia la sagra del déjà vu.
"Welcome To Paradise" contiene nel titolo la propria essenza: incantevole e fiabesco, l'album gira nel lettore che è un piacere, conquistando il cuore di coloro rimasti legati a un sound vecchio di due/tre decadi fa, eppure, a ben vedere, sempre attuale. I NorthTale ne rappresentano, indubitabilmente, i vessilliferi.