Nosound
Teide 2390

2015, KScope
Prog Rock

Recensione di Riccardo Coppola - Pubblicata in data: 26/05/15

Un concerto in una location straordinaria, un'occasione irripetibile, un motivo d'orgoglio (nonostante l'artista in questione sia emigrato ormai da parecchio tempo nella fertile Inghilterra) per noi poveri italiani tanto bistrattati dai riflettori dell'alternative/prog rock: un anno fa, mese più mese meno, i Nosound venivano invitati all'esclusivo Starmus Astronomy Festival, al Teide Observatory dell'isola di Tenerife, per tenere un live assolutamente inusuale, davanti a un piccolo drappello di eminenze scientifiche o del mondo della musica. A 2390 metri sul livello del mare.
 
Sembra profetico, dunque, il titolo del singolo trainante dell'ultimo album della band ("Afterthoughts", di due anni fa), quella splendidamente triste "I Miss The Ground": nella dimensione live la musica del collettivo guidato da Giancarlo Erra si sublima e si libra in un delizioso flusso di gentili e morbide malinconie, facendosi impalpabile, eterea, ancorata alla concretezza del palco e degli amplificatori solo dalle sempre azzeccate elettriche, avvolgenti code chitarristiche. Uno show che non si concede pause e siparietti col pubblico, e che va avanti senza mai spezzare i delicati equilibri delle atmosfere che crea, rendendo impossibile resistere alla tentazione di chiudere gli occhi, di abbandonarsi al desolato e lento incedere di ballate dal gusto post, di lasciarsi trasportare dai lunghi, Gilmouriani passaggi alle sei corde.
 
Trattando -ovviamente- in maniera privilegiata l'ultima uscita in studio, prelevando da essa ben cinque delle dodici tracce, "Teide 2390" attinge al meglio della già nutrita discografia della band, incorporando la coda rumoreggiante di una "The Anger Song" e l'emotività di "Kites", il pregevole canto in italiano di "Paralysed" e il nero incedere in stile vecchi Anathema di "Idle End", in una scaletta qualitativamente omogenea e magicamente priva dei momenti di stanca che hanno quasi sempre inficiato -più o meno gravemente- le prove in studio.

 

Una pronuncia non sempre impeccabile, e una registrazione che spesso rende praticamente impercettibile il basso e fin troppo ovattata la batteria, sono difettucci che purtroppo lungo l'ascolto fanno prepotentemente sentire la loro presenza, ma che tuttavia non costituiscono un limite invalicabile per godere di un'esperienza live romantica, densa, passionale.





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