Virgin Radio aveva passato un paio di loro pezzi, e lì un po' di curiosità effettivamente era già sorta. Poi ecco che neanche un mese dopo te li ritrovi ad aprire il concerto dei Muse all'Ippodromo delle Capannelle, ed in una giornata complessa, afosa e ostacolata in tutti i modi possibili dall'organizzazione dell'evento, i cinque ragazzini londinesi vengono acclamati a furor di popolo come una delle poche note positive in quel gran garbuglio che è stato quel 18 Luglio 2015.
I Nothing But Thieves, nonostante il loro nome, non sembrano essere solamente dei mascalzoni. E a venti anni sembrano avere il coraggio di seguire la linea prima tracciata dai Radiohead, poi proprio dagli stessi Muse, in quell'Alternative Rock malinconico, asimmetrico, a volte rabbioso, a volte sognatore, che entrambe le band hanno poi finito per mettere un po' da parte, puntando a percorsi artistici molto diversi, nonchè a diverse sperimentazioni e traguardi, che molti, forse troppi, non hanno mandato giù. Ecco, loro si aggirano esattamente per quei meandri dimenticati un po' presto, tra bassi distorti, vocalità fortemente modellate sul compianto Jeff Buckley (dunque di livello tutt'altro che basso), assoli di chitarra aspri e molto poco nei canoni ed un melodico senso di non appartenenza, che avvolge un po' tutto l'album, ed è particolarmente palpabile in non poche tracce di questo omonimo "Nothing But Thieves", che rappresenta l'esordio del quintetto britannico.
Ecco dunque perché ascoltando "If I Get High" sembra di risentire un po' "Fake Plastic Tree", aprendo una dimensione onirica e minimalista che persiste in "Graveyard Whistling", delicata e nebbiosa ballad dai toni elettronici, o in "Lover, Please Stay", che si risveglia dalla sua semplicità crepuscolare con un crescendo della voce, che anche qui si conferma matura ed intensa. E visto il timbro femminile del giovane Conor Mason, il riuscire a passare da numerosi acuti e falsetti alle riprese melodiche senza risultare "Kitsch", anche quando il sound della band si fa più duro, è confortante. Perché è uno dei limiti a cui questo genere rischia spesso di andare incontro.
Brani come "Ban All The Music" scuotono l'animo e la testa degli ascoltatori, con un ritornello in cui la Band al completo mette in mostra un Rock turbolento ed insano, la cui linea ritmica distorta prosegue con la più melodica "Itch" e con il Groove vertiginoso di "Hangin".
Non mancano le note pop, in mano alle tinte anni 80 del Synth di "Hostage" e di "Trip Switch", altra ottima intuizione, in un mare di idee indovinate. Di fatti per quanto questo album d'esordio riunisca il meglio dei numerosi EP passati del gruppo, le sue 16 tracce non si somigliano mai, non suonano scontate, e soprattutto sono state scritte da un gruppo di ventenni. Non saremmo rimasti così stupiti se non fosse che parliamo del primo lavoro di una Band neonata dal punto di vista discografico. Ci sono veramente pochissime sbavature all'interno dei (ben) 55 minuti di ascolto, proprio perché la miscela del disco funziona a meraviglia, in un susseguirsi di intenzioni e suoni diversi, anche quando due brani hanno la medesima struttura compositiva.
Con la speranza che questo gruppo possa non deludere le aspettative, possiamo dire che "Nothing But Thieves" è un esordio estremamente convincente, che lascia molta curiosità sul futuro di questa band, su come e quanto i modelli d'influenza continueranno a rappresentare un punto fermo e su come il Sound si potrebbe evolvere, sperando in un percorso luminoso e non banale, come le più che buone premesse ci fanno ipotizzare.