Oceans Of Slumber
Oceans Of Slumber

2020, Century Media Records
Progressive Metal/Gothic

Un amalgama liquido, che fluttua tra urti e morbidezze, completato da arrangiamenti fluidi, profondità e potenza emotiva. 
Recensione di Giovanni Ausoni - Pubblicata in data: 03/09/20

Con "The Banished Heart", uno dei migliori album del 2018, gli Oceans Of Slumber fecero la voce grossa; con l'odierno album omonimo, tale voce suona ancora una volta poderosa e vibrante. Nei due anni intercorsi tra i due lavori, tuttavia, le cose non hanno seguito un andamento lineare, vista la disgregazione della line-up e la conseguente fatica di scovare nuovi strumentisti adatti una band così proteiforme e che ruota su due punti fissi, il batterista e fondatore Dobber Beverly e la prodigiosa cantante Cammie Gilbert, dal 2014 in formazione al posto del transfuga Ronnie Allen. Trovata la quadra in tempo utile, gli statunitensi sfoderano, ora, un LP notevole, ascrivibile sì al capiente ombrello del progressive metal, ma che viene alimentato e arricchito da facinorose transizioni death à la Opeth prima maniera, da capillari trine di tastiere di timbro gothic, da quelle atmosfere doom novantiane tipiche di The Gathering e My Dying Bride. Una poliedricità molto prossima ai mai dimenticati Type O Negative, dei quali non a caso viene superbamente reinterpretata "Wolf Moon (Including Zoanthropic Paranoia)".

Un amalgama liquido, fluttuante tra urti e morbidezze, che si giova di arrangiamenti fluidi e capaci di rendere una materia apparentemente ostica piuttosto orecchiabile, non perdendo nulla per quanto riguarda profondità e potenza emotiva: aspetti fondamentali, quest'ultimi, garantiti dallo strategico ricorso alle chitarre acustiche, ai sottofondi pianistici e a un paio di interludi strumentali dal taglio cinematico ("Imperfect Divinity", "September (Those Who Come Before)"). 

E malgrado il gruppo non fondi la propria identità esclusivamente sulla Gilbert, frontwoman di un talento a dir poco straordinario e in grado di crescere indefinitamente disco dopo disco, non sembra scorretto affermare che una presenza scenica di tale forza e sostanza rappresenti il quid necessario per raggiungere determinati esiti. Il lavoro, dunque, risulta organico e omogeneo in ogni sua parte: i pezzi racchiudono, al medesimo istante, momenti delicati e tuoni minacciosi ("Soundtrack To My Last Day", "The Adorned Fathomless Creation", "Total Failure Apparatus", "I Mourn These Yellowed Leaves"), diventano vulnerabili presagi di crepuscolo ("Pray For Fire", "A Return To The Earth Below"), si adagiano in una lugubre serenità ("To The Sea (A Tolling Of The Bells)", "The Colors Of Grace"), sfumano nel soul più sulfureo e decadente ("The Red Flower"). 

La geografia ampia e diversificata che caratterizza il loro stato d'origine, il Texas, può costituire il parametro metaforico al fine di misurare la singolarità degli Oceans Of Slumber, sestetto per cui la parola complessità non appare mai sinonimo di astruso o indecifrabile. Serve pazienza, certo, eppure vale la pena entrare nel mondo suadente di "Oceans Of Slumber": il vero dolore, poi, sarà abbandonarne la luce tormentata.




01. The Soundtrack To My Last Day
02. Pray For Fire
03. A Return To The Earth Below
04. Imperfect Divinity
05. The Adorned Fathomless Creation
06. To The Sea (A Tolling Of The Bells)
07. The Colors Of Grace
08. I Mourn These Yellow Leaves
09. September (Those Who Come Before)
10. Total Failure Apparatus
11. The Red Flower
12. Wolf Moon (Including Zoanthropic Paranoia)

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