Nel 2018 i Wolfchant annunciarono tramite Facebook una momentanea pausa dalle attività, causa questioni private di grande importanza. A soli tre anni dal comunicato ufficiale, nessuno avrebbe immaginato il ritorno sulle scene della band tedesca con un sesto album sulla lunga distanza, "Omega: Bestia", che vede l'esordio in line-up di due nuovi membri, Ghust dietro le pelli e Seehb, sostituto del defunto Gorthrim, alla chitarra ritmica. A dire il vero, però, le cose non sembrano cambiate molto rispetto all'ultimo "Bloodwinter" (2017), considerato che i bavaresi continuano a martellare i timpani dell'ascoltatore con il classico impasto di pagan folk ed heavy che, a partire da "Embraced By Fire" (2013), si è, in verità, parecchio sbilanciato verso il power. Una macchina, dunque, oliata e dalla tenuta efficace, ma che dopo quasi un ventennio di attività, non riesce ancora a ingranare la marcia giusta in grado di trascinarla dalla seconda fila ad una pole position già molto affollata e agguerrita di suo.
Blind Guardian, Ensiferum, Powerwolf e Sabaton sbucano, iconografia compresa, un po' ovunque, con un discreto apparato sinfonico a corredo pensato per fortificare, e non per guidare, dei pezzi arrangiati facendo leva più sulla mole epica che sulla velocità nuda e cruda. A parte la cavalcata a perdifiato "Komet", dotata di un refrain ultramelodico e facilmente memorizzabile e, se vogliamo, scolastica nel riproporre certi stilemi, i teutonici cercano di non impiegare il medesimo canovaccio nelle tracce seguenti, incastonandole in strutture prossime alla NWOBHM ("Im Zeichen Des Tiers", "Der Geist Und Dunkelheit", "The Flame"), aggiungendo qui e là qualche sfumatura black ("Bestie", "Jäger Der Nacht"), variando il ritmo soprattutto nei brani in inglese ("Into The Darkness", "Out In The Dark").
I chorus, battaglieri ed evocativi, si sprecano, mentre convince abbastanza l'alternanza tra il cantato pulito di Nortwin e il growling non troppo spinto di Lokhi, con il primo egemone sul secondo, benché in modo meno schiacciante del consueto. A coronare l'insieme, provvede una produzione bombastica e maestosa, apprezzabile nel dare risalto ai singoli strumenti - basso in primis - e a creare un muro sonoro omogeneo e tonitruante, colpevole nel livellare quelle spigolosità e ruvidezze che caratterizzavano alcuni dei momenti migliori dello scorso lavoro.
"Omega: Bestia" si rivela l'ennesimo prodotto di onesto artigianato metallico di un gruppo, i Wolfchant, bravi quando si tratta di coltivare il proprio orto. Che non si pretenda altro.