Soltanto un po' più rotondo dell'album d'esordio "Lifeline", "Unseen Relations" continua esattamente sulle orme del predecessore: nulla di rivoluzionario né di sorprendente, dunque, in casa Our Mirage. La band tedesca brancola da qualche parte imprecisata tra post hardcore e metalcore, benché il ritmo raramente si scosti dal mid-tempo; i brani, avviluppati da tastiere atmosferiche, chitarre pulite e cori che sfondano le pareti, filano via come acqua oligominerale, nettando il palato da eventuali scorie d'ascolto anteriori. "Falling", "My Last Day", e la conclusiva "After All" rappresentano, decadenti e impetuose, il volto migliore del nuovo disco, grazie anche a un utilizzo dei synth molto ottantiano.
Purtroppo, però, la completa assenza nei pezzi di un briciolo di tensione appiattisce un LP che prende a man bassa dal peggio degli In Flames versione 2.0, in particolare le melodie zuccherose e l'insistita ricerca del refrain vincente. E nonostante dal punto di vista lirico i nostri, pur cantando di depressione e solitudine di fronte a una società schiacciante e talvolta crudele, prestino sempre una lodevole attenzione a lanciare messaggi positivi, questo non basta a risollevare un lavoro melenso e laccato oltre misura negli arrangiamenti.
È presto per trarre conclusioni o giudizi definitivi, considerata l'ancora acerba carriera degli Our Mirage, ma se il buongiorno si vede dal mattino, il pericolo di ruzzolare nella mediocrità del carino non sembra poi così tanto remoto. Ad maiora.