Paolo For Lee
Minneapolis

2015, Plumbers & Flowers Rec.
Indie

Recensione di Riccardo Coppola - Pubblicata in data: 08/04/15

La solitudine di un artista dannato immerso nella penombra di un locale dei quartieri disagiati, tra file di bottiglie, nel denso fumo di dozzine di sigarette. Il suono sghembo di un piano stridulo e quasi scordato, il tenue lamento di chitarre che hanno vissuto tempi migliori. "Minneapolis" scorre quasi come un film in bianco e nero, raccontando vite, raccontando storie, raccontando una città simbolo, patria di monumenti del rock come gli Husker Du (cui, non a caso, è dedicato un brano in coda all'album, costruito con ritagli dei loro capolavori).

Paolo For Lee (pseudonimo di Paolo Forlì, cantautore folk indipendente attivo già alla fine degli anni '80, ma tornato alla ribalta soltanto nel nuovo decennio col progetto Bungalow 62) affida alle sue corde vocali una parte assolutamente preponderante in questo nuovo capitolo della sua carriera: una voce stentorea, caustica, che richiama Lou Reed in quanto a raucedine e Matt Elliott in quanto a struggimento, e che offre una prestazione solida e nel complesso convincente, seppur alla lunga manchevole di varietà (se si trascurano le armonizzazioni e gli acuti, ottimi, sull'atmosferica "Ten Times Harsh"). A circondarla, un comparto strumentale ridotto all'osso ma curato in ogni dettaglio: chitarra e piano sono così accompagnate adesso da tonalità da firm horror ("The Last Prayer"), ora da campane di guerra ("In Love And War"), ora sono follemente contaminate con un beat quasi danzereccio ("The Passionate Mulder").

E' un folk scarno, tabagista, crudo, malsano. Una crudele messa in luce del marcio che c'è in ogni animo, una sentita raccolta di dediche. Un ascolto che per natura non può essere spensieratamente piacevole. "Minneapolis" non fa mai sorridere, semmai fa digrignare i denti; non rilassa, semmai crea un'atmosfera drammaticamente elettrica, cupa, tesa. Ma se scopo della musica non è il semplice dileggiare ma rapire, coinvolgere, comunicare, possiamo dire senza dubbio alcuno che Paolo Forlì e la sua nuova ansiogena creatura hanno assolutamente fatto centro.



01. Minneapolis
02. My City 1952 (to Clifford D. Simak)
03. The Last Prayer (to Isadore Blumenfeld)
04. Bad Creatures I Know
05. In Love And War
06. Hidden In A Furnace (terephtalic acid/song in code)
07. The Passionate Mulder
08. Conversation With Frank Rayner (two foreigners in town)
09. Ten Times Harsh
10. Do You Remember? (faithful to Husker Du)
11. The Riley's Song
12. It's All Over

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