Jim Peterik ha sempre avuto fiuto nello scovare grandi cantanti, non c’è dubbio: il compianto Jimi Jamison, ancor prima Dave Bickler, poi Toby Hitchcock con i suoi attuali Pride of Lions. The search is over? Pare proprio di no, visto che il nuovo prodotto del tastierista/chitarrista americano battezzato Risk Everything aggiunge a questa lista di voci incredibili una recente scoperta: in veste di frontman e co-autore troviamo infatti Marc Scherer, un … gioielliere di professione che ha folgorato Jim - chissà in quale occasione - per la sua dote vocale, convincendolo immediatamente ad arruolarlo per il progetto in questione. Il cantante sfrutta l’occasione in maniera a dir poco egregia, sfoderando una prestazione encomiabile e rendendo già di suo il nuovo lavoro uno dei migliori gioielli musicali del 2015. Principale complice alla piena riuscita poi non può che essere l’abilità quasi maccartiana del guru Peterik di riuscire a tirare fuori dal nulla elaborate melodie accattivanti, sempre decisiva sia nei pezzi più spinti (“Chance Of A Lifetime,” “Thee Crescendo”, “Brand New Heart”) che nelle ballad zuccherose come un tempo (“How Long Is A Moment”, “Broken Home”).
Nel totale, abbiamo 11 composizioni eccellenti sia a livello di esecuzione che di produzione (dello stesso Peterik), coese tra loro sotto più punti di vista, specialmente nei testi, con quel messaggio positivo tipico del miglior AOR anni ‘80, oscurato per un decennio dalla sua nemesi di Seattle ma oggi di nuovo in auge con qualche ruga in più e probabilmente più sincero di prima. Di conseguenza, il difetto più in vista mi pare essere semplicemente il titolo altisonante, che fa pensare a chissà quale azzardo: qui Jim non rischia praticamente un bel niente, ma va sul sicuro, confezionando un album “tipicamente Survivor” e lo si evince chiaramente sin dalle prime note di quella chitarra pizzicata che sembrerebbe appartenere al caro vecchio Frankie Sullivan di “Didn’t Know It Was Love”. Sento molte volte dire - spesso a sproposito - che «questo album sembra essere uscito dal passato, quest’altro invece arriva direttamente da quell’epoca dorata» e così via dicendo.. ma, credetemi, Risk Everything è davvero 100 % AOR Melodic Rock di vecchio stampo, puro come la cocaina di Medellin che si sniffavano all’epoca quelle rockstar: suoni, tastiere, ispirazione, melodie, testi, tutto; tanto che si può tranquillamente confondere tra le vecchie uscite discografiche e ingannare anche un orecchio non poco esperto. Non siamo al picco qualitativo di “Vital Signs”, chiaro, ma possiamo dire, senza il timore di essere smentiti, di stare ascoltando il suo “fratello minore”.
Quindi, in conclusione, è un difetto grave questo “non-rischio”? Direi assolutamente di no, giusto una pignoleria. Pregiudica il suo status di ottimo lavoro? Di nuovo, no. Pare davvero che Jim e Marc, nonostante l’età, abbiano sempre gli occhi della tigre.