Premiata Forneria Marconi
Emotional Tattoos

2017, Inside Out
Progressive Rock

L'ultima fatica in studio degli Immortali del prog italiano: la Premiata Forneria Marconi produce un enorme doppio disco, con versioni inglesi ed italiane di undici inediti di moderno progressive.
Recensione di Valerio Cesarini - Pubblicata in data: 05/12/17

Quando si è pionieri e leggende, iniziatori di un genere di italiano orgoglio, e contemporaneamente capaci di sdoganarne gli elementi piu' nobili anche alle grandi masse, può risultare difficile sopravvivere al proprio nome.
La PFM, di gran lunga i piu' altisonanti esponenti del progressive italiano, riesce a ritagliarsi da sempre la privilegiata figura di "movimento musicale"; non di gruppo chiuso, non di cinque firme nel cemento, ma del concetto d'incontrarsi per suonare, suonare.
Cambi di formazione, tutti votati al grande, unico intento finale di formare un gruppo di persone per produrre musica insieme. Tutti, forse, fino all'ultima, grande rivoluzione che ha provocato l'ultima incarnazione della Forneria: lo storico chitarrista Franco Mussida decide di dedicarsi ai propri progetti, abbandonando il gruppo che ha fondato.
Ma Franz Di Cioccio, Patrick Djivas e compagni, di trascurare il progetto non ne hanno intenzione: la PFM del 2017 non avrà un sostituto qualsiasi, non riempirà i palazzetti solo per suonare Impressioni Di Settembre e garantire una dignitosa pensione agli eroi di un tempo che fu. Marco Sfogli, chitarrista della scuola metal, di gusto e tecnica spaziali, completa una formazione eterogenea, ispirata e pronta a calcare gli ennesimi passi nel progressive internazionale con un nuovo, ampio album di inediti.
"Emotional Tattoos" si presenta in due dischi paralleli, dove gli stessi brani vengono interpretati in inglese ed in italiano, con il duo Di Cioccio-Djivas a dividersi gli oneri delle liriche.
Particolarità ed elemento fondante dell'album è la generale diversità fra il testo italiano e quello inglese, decisamente figli di penne differenti e capaci di regalare due ambienti totalmente diversi alla stessa canzone.
Effettivamente, dopo quarant'anni come leggende del progressive, risulta comprensibile ed apprezzato il dono di un lavoro di respiro assolutamente internazionale che però si ricordi, fortemente, delle radici e dell'immancabile gusto italiano: la PFM fa il punto della situazione, regala agli ascoltatori tutto ciò che potrebbero chiedere, regala a se stessa il grande pubblico che ascolta da tutto il mondo quel Moog che suona da un palco di Brescia.


"The Lesson - La Lezione" è il primo singolo estratto da Emotional Tattoos, e ne rappresenta, per quanto possibile, una buona parte della cifra artistica: il "progressive" tanto caro ai nostalgici quanto agli snob si esplica in una chiave decisamente piu' moderna, che ricordi - ma questa non è mai stata una mancanza della PFM - che la complessità mai può affogare lo scorrere di una canzone. E se volete chiamarlo pop fate un po' come vi pare.
Riff di synth, potente ed indimenticabile alla maniera a cui siamo abituati, chitarre dal carattere decisamente odierno, piu' aggressivo, un certo gusto per il "muro di suono" e per un trattamento raffinato delle voci.
"The Lesson" affronta con il giusto peso l'attitudine con cui si affronta l'esistenza; per questo brano, le tematiche centrali in italiano ed in inglese non cambiano molto, anche se cambia la scelta del registro, piu' astratto per Djivas e piu' diretto ed ignudo per Di Cioccio.
Emotional Tattoos analizza così a fondo le radici e le proiezioni della Premiata Forneria Marconi che ciascun brano potrebbe meritare parole su parole, pensieri ed idee.
Nell'ampio respiro del lavoro risulta forte la componente filosofica sulla posizione dell'uomo, di UN uomo, nel mondo: "We Are Not An Island" apre il disco e dichiara che non si è mai soli, fra le strofe suadenti di piani elettrici e pad d'altri anni, ed una voce incastonata nell'arrangiamento sempre pregno, densa di significato e di esperienza. Esperienza che, in italiano, proietta la fame di vita in una canzone quasi d'amore che diventa "Il Regno".
Ed è forse l'italiano la lingua prediletta di un altro inno in "Emotional Tattoos", la complessa "Danza Degli Specchi" che ricorda, e mette in pratica, la forza del progressive, inteso come fare musica per divertimento, suonare per suonare, convivere col pubblico e con se stessi.
Ambiente squisitamente settantiano, poliritmi incalzanti, linee nevrotiche e consapevolmente nostalgiche, da Milano a Nuova York.


Il disco prosegue infarcito di brani compatti, decisi ed, in generale, legati anche nella inevitabile peculiarità; trovano spazio ambienti tipicamente ottantiani ("There's A Fire In Me"), rock incessanti ("Central District"), perfino care, vecchie, profonde canzoni d'amore.
"Hannah", in italiano "Le Cose Belle", mantiene i suoi colori di avvolgente racconto di chi nell'Amore si smarrisce, di chi vi trova la dimensione finale, lo scherzo al tempo e lo schermo migliore da cui guardare il bello che la vita offre.
Particolarmente profondo, nella versione di Djivas, il fatto che il nome di Hannah arrivi solo alla fine, in un'ultima, soffusa frase.

Nonostante la complessità e la raffinatezza dello strumentale, la presenza delle usuali soluzioni funamboliche, la profondità tematica risulta una caratteristica non trascurabile di "Emotional Tattoos".
Ogni brano riflette un pensiero, ogni pensiero un mood, ogni parola, semplice o ricercata, è comunicazione ed esperienza regalata.
Mordi la vita, brucia, questa è la lezione.





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