Dopo un debutto promettente ma non esaltante con “Crashed On Planet Hard”ed un secondo album, “No Deal”, dannatamente convincente (copertina a parte), i Planethard sono tornati con “Now”, album che mischia le carte in tavola.
Dall’Hard Rock standard ma genuino dei precedenti lavori la band ha cambiato rotta, centrando in pieno il muro sonoro creato in questi anni dagli Alter Bridge. Ciò ha creato il duplice effetto di irrobustire in maniera pazzesca il sound della proposta, ma a scapito della personalità: 49 minuti di buona musica, di un buon impatto (l’opener “Play Harder”), di buone variazioni (“Neverfailing Superstar”, uno dei pezzi migliori del lotto), ma che spesso – troppo spesso – richiamano alla mente episodi già noti. L’influenza dei lavori di Myles Kennedy e Mark Tremonti è palese, tant’è che una eventuale collaborazione tra le due band non sarebbe così assurda, ma è proprio questo il problema ed al contempo la forza di “Now”.
Il problema è che è un album talmente derivato che se ci fosse qualche corsa furibonda in più ed una voce meno ruvida, saremmo dinanzi ad una fotocopia degli Alter Bridge. Bella, ottimamente riprodotta, ma pur sempre fotocopia. Il punto di forza è invece dato proprio da questo lavoro di “scannerizzazione dell’originale” che ha permesso ai Planethard di imbastire un’ottima resa sonora e di donare una certa godibilità a buona parte degli episodi presenti.
Un’opera deludente? Solo in parte, perché la band milanese è stata oculata nel rielaborare uno stile altrui quanto basta per renderlo non un blando scimmiottamento, bensì un lavoro comunque dotato di una sua dignità. Consigliato agli appassionati dell’Hard Rock più moderno e ai fan degli Alter Bridge.