Istantanee su tonalità sabbiose e fauna desertica, violentemente squarciate da distorsioni focali e colorazioni acide, sature, lisergiche. Prepotenti sequenze di power chords elettroacustici, compressi tra travolgenti battiti up-tempo. Queste le note - e le immagini a corredo - di "Lizards On A Wire", spumeggiante singolo apripista della seconda fatica discografica del Plastic Made Sofa, interessante realtà alternative rock nostrana (originaria del bergamasco e fattasi notare, qualche tempo fa, grazie al buon esordio "Charlie's Bondage Club").
"Whining Drums" s'allontana però ben presto dalle sue origini longobarde, configurandosi come un esperimento musicale che, raccogliendo la consolidata tradizione di britpop e di psichedelia tutta anglosassone, si azzarda a darle inusuali sfaccettature, facendole fare rotta verso l'oriente, l'India. Si sentiranno, sì, i fratelli Gallagher, negli ampi ritornelli di una "Heaters In Bloom" o nel romanticismo (a tratti un po' melenso) di "Try To Be A Woman"; si sente anche il piglio più risoluto dei Kasabian, nella batteria pestata dell'opener "We're Just Changing", nei movimentati atti della lunghissima suite conclusiva, anche nella voce del buon Andrea Rota, spesso incanalata su registri di competenza di Sergio Pizzorno.
Ma a far da collante a tutti i brani in tracklist sono partiture che paiono nutrire, costantemente, il lascivo desiderio di farsi vezzeggiare da esotiche morbidezze: sarà su "Noodles For Breakfast" che l'agognata unione raggiungerà, tra avvolgenti circonvoluzioni di sitar pizzicati e voci sussurrate, inauditi livelli di suadente onirismo. L'apice di un album a cui dare assolutamente un'opportunità, un'esperienza che ha gli indiscussi pregi dell'incisività, dell'essenzialità. Intesa, quest'ultima, non come manchevolezza di dettagli, ma come il saper evitare futili prolungamenti e appendici, offrendo, soltanto per mezz'ora, musica di qualità davvero ottima.