Pop Evil
Pop Evil

2018, eOneMusic
Alternative Rock

I Pop Evil tornano con un self-titled a tratti feroce come il leone disegnato in copertina.
Recensione di Mattia Schiavone - Pubblicata in data: 14/02/18

Tra le band che negli ultimi anni sono riuscite ad emergere dall'affollato panorama alternative e post grunge statunitense, non possono che essere annoverati i Pop Evil. La band è nata addirittura nel 2001 e dopo una lunga gavetta è riuscita a pubblicare il primo lavoro nel 2008, continuando negli anni successivi senza mai fare grandi passi falsi e confermandosi tra le realtà musicali mainstream più interessanti oltreoceano. A meno di tre anni dal precedente "Up", la band è tornata dando alle stampe, insieme alla nuova batterista Hayley Cramer, l'album "Pop Evil".

 

Il nuovo lavoro poggia sulle solide basi che il quintetto ha sviluppato in questi anni. Ascoltando questo self-titled si possono scorgere poche novità e molte certezze, su cui viene scolpito il sound della maggior parte dei pezzi. Si tratta di un alternative moderno e dinamico, che in alcune occasioni sfocia in parti più pesanti o più melodiche. Protagonista assoluto dell'album rimane il cantante Leigh Kakaty, grazie alla sua formidabile versatilità, che gli permette di interpretare i vari brani, donando diverse sfumature, anche all'interno di uno stesso episodio. Il resto della band funge da supporto ottimale e risulta coesa e ben amalgamata, anche considerando la new entry alla batteria. A fronte di tutti questi pregi, "Pop Evil" non è però esente da difetti. Il lavoro infatti, dopo una serie di pezzi con una media davvero invidiabile, presenta alcuni episodi che lasciano un po' a desiderare e strizzano l'occhio ad un pop rock di cui ormai il mercato è saturo. Brani come "A Crime To Remember" e "When We Were Young" sembrano quasi una copia sbiadita dei migliori lavori degli Imagine Dragons e si fa quasi fatica a credere che siano nello stesso album di tracce estremamente efficaci. Tra queste, oltre all'azzeccato singolo "Waking Lions", che trasuda potenza da ogni poro anche nel ritornello più aperto e melodico, da segnalare è "Art Of War", dalla ritmica spigliata e divertente, completata da un ottimo assolo. "Colors Bleed" riesce invece a mixare chitarre ruggenti e pura aggressività con uno stacco melodico perfettamente amalgamato, mentre l'episodio migliore è senza dubbio "Nothing But Thieves", un'epopea in crescendo che tocca altissimi vertici di emozionalità.

 

"Pop Evil" è un buon album, in cui ad una prima metà feroce come il leone disegnato in copertina, si contrappongono alcuni pezzi sul finale non propriamente efficaci. Un vero peccato che la band non abbia saputo esprimere al massimo il proprio potenziale, che è tangibile che in diverse occasioni all'interno del disco. Rimane comunque apprezzabile il lavoro svolto nell'insieme della band, che ancora una volta è stata in grado di confermarsi tra i grandi nomi dell'alternative. Speriamo che in futuro, con la giusta esperienza, i Pop Evil riescano a correggere i pochi difetti che ancora mostrano.





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