PornoVarsavia
[O]

2013, Autoproduzione
Indie Rock

Recensione di Riccardo Coppola - Pubblicata in data: 12/03/13

Quintetto novarese attivo sotto quest’enigmatico nome soltanto da un paio d’anni, ma forte dell’esperienza accumulata dal 2004 con il defunto progetto Carpet Beaters, i PornoVarsavia sostengono di raccontare “partendo dalle radici e non dalle foglie, non l’uomo, ma il pensiero e l’emozione che spingono l’uomo al movimento” (!), e si fregiano di aver autodefinito il proprio genere psycho-rock, per quanto si possa chiamare autodefinizione l’aggiunta di una ‘o’ a una parola già usata da anni e anni.
 
Il sound del loro primo full lenght, dal monogrammatico titolo “[O]”, è però ben poco pionieristico: un alternative rock diffusissimo nell’underground italiano e che si è affacciato parecchie volte anche nel mondo mainstream. Chitarre che vibrano limacciose e rumoreggianti, coadiuvate da linee di basso marcate e saltuari innesti di synth, che costruiscono con encomiabile efficacia atmosfere tese, dense. Tuttavia, il tutto è ridimensionato dalla prestazione del vocalist, che, volendo usare un eufemismo, non è certo esaltante: è sì funzionale nel veicolare rabbia nei passaggi più agitati (“Crisi Del Sistema Tonale”, il ritornello di “Fango E Polvere”), ma sparge per la tracklist impastamenti e piccole stonature, e si fa troppo lagnosa nei momenti che, nelle intenzioni, dovrebbero essere più carichi di pathos.
 
Il difetto più grave sta però altrove, per l’esattezza in una scrittura delle lyrics che pare il più delle volte posteriore, e adattata male, a quella delle partiture per gli strumenti e delle linee vocali. Per di più, i PornoVarsavia non si rifugiano, come tanti altri fanno, nella maggiore elasticità della lingua inglese. Il risultato, lampante in diversi pezzi, è un eccessivo stiracchiamento dei testi (già di per sè non eccelsi, più intellettualoidi che intellettuali, in generale fumosi e poco comprensibili) e una metrica fastidiosamente forzata, che vede il suo episodio più basso in “Sei Gradi Di Libertà”, dove tra un enjambement e qualche ardita sistole c’è anche spazio per un bridge di otto versi composti dalla ripetizione della sola parola “no”.
 
Rimandati, per questa volta. Peccato, perché il gruppo mostra comunque un discreto affiatamento e le parti strumentali non sono per niente malvagie. Alcune tracce poi, come le tiratissime “Bla Bla NYC” o la già citata “Fango E Polvere”, riescono a essere esaltanti quasi quanto vorrebbero; altre, in particolare la psichedelica “Il Fronte E’ Lontano”, presentano paesaggi tastieristici e atmosfere veramente belle. Pezzi incoraggianti, che fanno capire come la band abbia buone basi di partenza e ampi margini di miglioramento, ma comunque in netta minoranza rispetto a quelli che finiscono per essere, volendo citare l'ultimo titolo della tracklist, "un inutile martirio".




01. Odilia

02. Bla Bla NYC

03. Luz Mala (La Luce Bianca)

04. Crisi Del Sistema Tonale

05. Fango E Polvere

06. Sei Gradi Di Libertà

07. Il Fronte E' Lontano

08. Il Giorno Che Fugge

09. Carogiulio

10. L'Inutile Martirio 

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