Pretty Boy Floyd
Public Enemies

2017, Frontier Music
Hard Rock/Glam Rock

Recensione di Sergio Mancuso - Pubblicata in data: 03/12/17

Vi mancano i Mötley Crüe? Siete in astinenza da Glam Rock? I Pretty Boy Floyd sono tornati e risolveranno tutti i vostri problemi! "Public Enemies" contiene adrenalina, assoli di chitarra, voce nasale e graffiante, toni leggeri e scanzonati: in poche parole tutto il necessario per sentirsi dei ragazzacci mentre lo si ascolta, rigorosamente, a tutto volume. La band torna a distanza di 13 anni dal loro ultimo lavoro con materiale inedito intitolato "Size Really Does Matter" e lo fa dimostrandosi in gran forma con un album di ben quattordici tracce.

 

"S.A.T.A." la canzone d'apertura introduce al resto del lavoro con i suoi suoni di batteria cadenzati che, accompagnati dal coro, danno subito l'idea di una sonorità epica fortemente ricercata e voluta. E' con "Feal The Heat" però che ci avviciniamo al nucleo dell'album: la traccia si apre con il suono di una mitragliatrice -Pretty Boy Floyd era il soprannome di uno dei più famigerati gangster degli anni venti uno dei maggiori Public Enemies dell'epoca- e poi si viene catapultati nell'hard rock più puro fatto di schitarrate a tutto spiano.

 

"Shock The World", "So Young So Bad" e "Girls All Over The World" mettono chiaramente in mostra quanto fin qui detto:  Kristy Majors (chitarra e basso), Steve Summers (voce), Chad Stewart (batteria) e Keri Kelli (cori) sono veterani del Sunset Strip, si divertono a suonare insieme e sanno quello che fanno; nessuna canzone è un filler. La stessa "American Dream" possiede il giusto groove mentre "High School Queen" suona come la naturale controparte di "Smokin in The Boys Room". "Do You Wanna Rock" con il suo ritornello ripetuto "do you wanna rock tonight?" è la vera esplicitazione di quello che la band vuole trasmettere cioè la pura e sana voglia di far casino tutta la notte. Con "Run For Your Life", in cui la chitarra ruggisce assumendo un ruolo centrale, ancor di più che nelle altre, Majors & Co. raggiungono l'apice. Voce e batteria si coordinano perfettamente con gli assoli della sei corde facendo di questa traccia la meglio riuscita dell'intero lavoro. Unica nota dolente dell'album è "We Can't Bring Back Yesterday" una ballata che stona, troppo simile al glam rock con sonorità leggermenti blues dei Poison che in parte stride in un ambiente basato su melodie e accorgimenti decisamente più hard e sleaze.

 

Dovendo tirare le somme "Public Enemies" è un album che sembra essere a tutti gli effetti l'epitome dello stile basato su spandex, cattive intenzioni e musica a tutto volume degli anni d'oro del glam e dello sleaze. Sebbene sia inevitabilmente debitore delle vecchie glorie che spadroneggiarono sullo Strip più famoso del pianeta, gli amanti del genere troveranno sicuramente qualcosa da apprezzare e potranno godersi un po' di rock'n'roll senza pretese, suonato, mixato e inciso con una sorta di autenticità che manca in molti lavori odierni e che per questo merita la giusta dose di rispetto.





01.S.A.T.A.
02.Feel The Heat
03.High School Queen
04.Girls All Over The World
05.American Dream
06.We Can't Bring Back Yesterday
07.We Got The Power
08.Do Ya Wanna Rock
09.Run For Your Life
10.Shock The World
11.Paint It On
12.7 Minutes In Heaven
13.Star Chaser
14.So Young So Bad

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