Pure
Love After The End Of The World

2012, BulbArtWorks
Alternative Rock

Recensione di Alessio Sagheddu - Pubblicata in data: 18/04/13

Ci chiediamo fin troppe domande, pretendiamo, vogliamo tutto il più presto possibile, spinti dalla convinzione di non dovere nulla a nessuno. Diamo troppe cose per scontate, ci arrendiamo, ci allontaniamo troppo spesso da persone che vorremmo in realtà vicine. Amiamo, odiamo, viviamo di ricordi: questa è la storia dell’uomo sulla Terra. Ma se un giorno tutto questo dovesse finire? I nostri ricordi andrebbero dispersi in un abisso fin troppo profondo. I nostri amori diventerebbero piccoli granelli di un universo ben più vasto e di questo non importerebbero a nessuno, se non a chi i sogni li ha persi per sempre. Sulle basi di cosa verrebbe costruito un nuovo mondo? La risposta è semplice e non si tratta affatto di un romanticismo scontato, se a “parlare” per un papabile nuovo inizio è il puro e semplice sentimento dell’amore. Love After The End Of The World” è proprio questo: una storia, un racconto che percorre tutte le sorti di un mondo spacciato che cerca di tornare a galla grazie a un ritrovato sentimento. I romani Pure, in questa loro seconda fatica discografica, svolgono un lavoro veramente impeccabile, da un punto di vista testuale, musicale e visivo (basta guardare l’apocalittico e ben curato artwork). Quella del terzetto è una proposta toccante, articolata attraverso undici tracce dai titoli tutt'altro che casuali. Un filo rosso che attraversa il disco dall'inizio alla fine, chiedendo all'ascoltatore il difficile compito di immergersi totalmente dentro la storia raccontata.


“Awake” è la vera portabandiera dell’intero album, è l'eco di un mondo che urla, che vuole risvegliarsi attraverso il timbro caldo di Emiliano Dattilo, abile nel modulare e allo stesso tempo nel far esplodere la propria voce tra momenti energici e dotati di non poco pathos. Anche “The Light” evoca sensazioni analoghe, con una batteria saltellante che accompagna la prova del cantante, che ancora una volta ci convince anche grazie ad un azzeccatissimo ritornello. E se la fuggitiva “Escape” ci parla in modo sinuoso ricordando il Ville Valo dei tempi antichi, gli otto minuti di “Ash In The Winds” ci accompagnano nello scorrere di una traccia dai risvolti ambient, marcata stretta nel finale da cori che rimarcano una libertà (forse) finalmente ritrovata. E dopo la tempesta, lacrime cadute dal cielo, figlie delle nuvole, ripuliscono il mondo da ogni male illuminando nuovi inizi, nuove strade (“Rain”) mentre “Across This Time” e “New World” gettano le basi per un nuovo mondo, ricordandoci con estrema puntualità che non ci verrà concessa un‘ulteriore possibilità.


Gli sfortunati Hansel e Gretel seminarono briciole lungo il sentiero per ritrovare la via, ma i Pure non hanno bisogno di dare delle coordinate ai propri ascoltatori. La loro musica è animata dalla consapevolezza, dalla speranza che l'amore, un sentimento che fin troppe volte tendiamo a nascondere, potrà salvare il genere umano se un giorno si trovasse ad affrontare una situazione simile.





01. Awake
02. The Light
03. In The Dark Hours
04. Escape
05. Tears
06. Ash In The Wind
07. Fireflies
08. Rain
09. Across This Time
10. New World
11. Prologue

Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool