Puscifer
Existential Reckoning

2020, Alchemy Recordings
Elettro/Alt-Rock

"Existential Reckoning" è album tagliente che dietro suoni elettronici e alt/art-rock cela una risonanza emotiva e una maturità compositiva importante. Questa volta i Puscifer non scherzano più di tanto.  
Recensione di Cristina Cannata - Pubblicata in data: 01/11/20

In un'epoca storica dove la "normalità" sembra oramai qualcosa di anormale, molto più vicina ad un confuso ricordo che a qualcosa in cui stiamo aspettando di reimmergerci in qualche modo, ecco che i Puscifer fanno capolino per ricordarci che la "normalità" è decisamente un concetto relativo, e forse, a tratti, sbagliato. Lo fanno attraverso "Existential Reckoning" il loro nuovo album  in studio, che arriva a cinque anni di distanza dall'ultimo "Money Shot". 

Niente di scontato, niente di precostituito. D'altronde non potevamo aspettarci altro da una mente come quella di Maynard James Keenan che, dopo aver deliziato i fan con "Eat The Elephant" (A Perfect Cicle) e "Fear Inculum" (Tool),  butta sul tavolo un bel tris con questo nuovo album. Così, in qualche modo, il cerchio si chiude. Se i Tool hanno sempre rappresentato l'anima rigorosa, mentale, matematica e precisa di MJK e gli A Perfect Circle la parte più sentimentale ed emotiva, i Puscifer sono sempre stati il lato più divertente e goliardico del suo spirito creativo. Eppure adesso le cose pare siano cambiate: "Existential Reckoning" è album tagliente che dietro suoni elettronici e alt/art-rock cela una risonanza emotiva e una maturità compositiva importante. Questa volta i Puscifer non scherzano più di tanto.  

"Existential Reckoning" viene pubblicato quasi in punta di piedi, senza troppe fanfare ad annunciarlo, ma è ben pensato e studiato a livello di concept. A presentarlo c'è un liveshow "Puscifer: Live at Arcosanti", il giusto supporto visivo all'ascolto e alla comprensione del disco anche se, diciamolo, non si è trattato di un vero e proprio un live show (insomma, niente diretta...) bensì un gigantesco videoclip dove Maynard J. Keenan, Carina Round e Matt Mitchell hanno "recitato", facendo fede alla tracklist, il loro nuovo lavoro. Circa un'ora di spettacolo fatto di luci e di fumo, nel cuore dell'Arizona, ben sistemati nei loro abiti di scena: occhiali e abito scuro, capelli vaporosi per la Round, rossetto rosso per Maynard. Lo spettacolo viene aperto dal vecchio caro Billy D, che per questo album viene di nuovo tirato in ballo, ora sperduto nel deserto dell'Arizona insieme ad una valigetta misteriosa. L'uomo vaga nel deserto cercando acqua o birra finchè trova un divano: "Dov'è Arcosanti?". 

"Existential Reckoning" è un album decisamente progressista: protagonista indiscusso è il sintetizzatore che crea e plasma con superbia e sicumera tutto il sound di quest'album. L'approccio è però old-school, decisamente sperimentale, che ammicca all'industrial e all'alt-pop degli anni Ottanta e Novanta. Nella mani di Matt Mitchell c'è infatti - tra le altre cose - un Fairlight, lo stesso che fu nella mani di Peter Gabriel un po' di anni prima. Quel che si genera è un sound interessantissimo, un elettro-alt/art-rock fatto di voce e synth ben strutturati e interconnessi tra loro, a tratti interrotti da riff ora più graffianti e taglienti ora più blues e rockeggianti, supportati da una struttura ritmica religiosamente educata. 

L'album è lineare, le tracce sono legate da un fil rouge netto e consistente. Le danze vengono aperte con "Bread and Circus", traccia in cui MJK sfodera un cantato più di stampo A Perfect Circle e con cui, seppur in maniera ovattata, introduce l'atmosfera dell'album in maniera impeccabile. Segue "Apocalyptical", di certo più catchy, primo singolo del disco che introduce a influenze maggiormente industrial. Sfumature blueseggianti con linee di basso importanti spuntano invece su "The Underwhelming", che accenna ad un cantato emotivo. Da questo punto in poi, alcune strutture si ripetono e tutto torna ad essere più sperimentale, industrial e post-rock, fino ad arrivare a "UPGrade" dove i suoni si fanno in prevalenza spontanei. "Bullet Train To Iowa" fa emergere dei tratti rock più duri, mentre "Personal Prometheus" è un non-nascosto omaggio ai Depeche Mode. La fine del disco non stupisce l'ascoltatore, si continua sulla stessa linea. Maggiore maestosità per "A Singularity" e una ragguardevole vena sperimentale per "Postolous" accompagnano l'ascoltatore verso "Fake Affront", uno dei brani più "politici" e arrabbiati dell'album ("Shut the fuck up, Heard it all, hеard it — Far right, far left, same shit") e "Bedlamite" dove si ritrova una specie di ottimismo, una voce corposa e una chitarra più tagliente.            

"Existential Reckoning" è - ça va sans dire - un album "particolare", studiato in tutta la semplicità dei suoi tratti distintivi, decisamente sperimentale e maturo. Pochi commenti sulla voce di Maynard, eclettica e perfetta. Applausi vanno a Carina Round, che dimostra un'altissima finezza e versatilità vocale: i suoi dialoghi con il synth, quasi ricamati, e con la voce di MJK creano la maggior parte dei punti alti del disco. Un album a primo impatto immediato, piacevole e coinvolgente ma che, in realtà (ci risiamo...) è stratificato in tanti, tantissimi livelli di significato e di sfumature che - mettetevi l'anima in pace - non riuscirete mai a cogliere fino in fondo. Questo è d'altronde il bello della musica. 




01. Bread And Circus
02. Apocalyptical
03. The Underwhelming
04. Grey Area
05. Theorem
06. UPGrade
07. Bullet Train To Iowa
08. Personal Prometheus
09. A Singularity
10. Postulous
11. Fake Affront
12. Bedlamite

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