Orphanage Named Earth
Re-Evolve

2018, Argonauta Records
Post Metal

Recensione di Giovanni Ausoni - Pubblicata in data: 05/08/18

Le forme bizzarre e mostruose dei gargoyle derivano dalle preziose miniature istoriate dagli amanuensi all'interno dei Bestiari medioevali. Il loro aspetto demoniaco impressionava gli uomini di allora, ispirando due interpretazioni differenti: alcuni credevano che le creature fossero poste a protezione di una chiesa e che avrebbero preso vita per difenderla dalle minacce, altri, al contrario, vedevano in esse figure diaboliche impossibilitate a entrare nell'edificio sacro e costrette a un'eterna attesa sulle sue mura. Nel cinereo artwork del disco d'esordio degli Orphanage Named Earth, i grotteschi doccioni volanti osservano apatici le nubi apocalittiche che si addensano su una città immaginaria: una metafora, neanche troppo nascosta, di un mondo deturpato dalle guerre e dallo sfruttamento in cui soltanto l'individuo può effettivamente intervenire per porre rimedio alle nefandezze compiute. Del resto lo stesso titolo dell'opera, ovvero "Re-Evolve", richiama la necessità di una metamorfosi del pensiero collettivo affinché pace e rispetto per la vita, sia umana che animale, regnino sovrane su un pianeta oramai al limite del collasso: trapela un opaco ottimismo dai testi del platter, si tocca con mano il desiderio di deviare dal percorso autodistruttivo intrapreso, ma contemporaneamente serpeggia un'aria di disfattismo capace di contraddire le fantasie a lungo coltivate.


Dal punto di vista musicale il combo di Byalistok opta per un sound che a brevi balenii di pungente aggressione accosta diversi passaggi strumentali introspettivi e di durata cospicua. Un bacino post metal inquinato da pattern di D-beat a rotta di collo, con le chitarre che generano una coltre atmosferica in grado di contenere gli attimi di viscerale furore; frattanto le linee vocali di Wojtek Kuczyński, sospese fra il gutturale e l'urlato, lacerano a strattoni la complessità delle trame ordite, versando umori atrabiliari sull'incisività espressiva dei cordofoni. Purtroppo però la quasi totalità dei brani soffre di una struttura schematica nella quale a variare appaiono unicamente i luoghi di inserimento del bupp-u-dupp della batteria e di certo non la configurazione generale del songwriting. Non importa se all'inizio, nel mezzo o in chiusura: il particolare ritmo percussivo compare ovunque e non sempre a proposito, accompagnando spesso le sezioni più violente dei pezzi, mentre intorno si espandono infiniti rivoli emotivi a volte puramente ornamentali. 

"Hello my tyrant / my dictator, inquisitor / autocrat, oppressor / self-made savior of my soul / listen!": le parole introduttive di "Piss On Your Parade" mettono subito in chiaro la vena lirica aspra, e a tratti cruda, della band. La convinzione che bisogna agire con impeto e rabbia per sovvertire lo status quo, schivando le insidie di un biblico "Holy Hate", induce a seminare tonnellate di salvifica quanto devastante "Insanity". Tuttavia già le prime note di "Charity Everywhere" sembrano smentire la realizzazione del sogno palingenetico: in un fragoroso crescendo orchestrale, punteggiato dall'ugola al veleno del singer, vengono alla luce le nostre ipocrisie e vanità, laddove "Romance In The Eye Of The Seeker", dalla cadenza orientaleggiante, torna nuovamente a battere sentieri di speranza. Gioca con la grandezza della propria insignificanza l'Ego di "Pity This Kind": un'allucinazione prospettica che funge da vaso traboccante di pervasive sensazioni dolorose. Finanche i  ricami eterei di "Orphanage Named Earth" si colorano di un sentimento malinconico, di quella consapevolezza che, nonostante gli sforzi immani, resti un miraggio costruire un'accogliente "house for lonely people". Chiude l'incubo claustrofobico di "Monuments Of Tomorrow", una sorta di irruente mid-tempo che nel finale, improvvisamente, lascia aperto uno spiraglio di redenzione futura.

 

Gli Orphanage Named Earth, pur alternando luci e ombre, confezionano un album solido e lineare: i polacchi non prendono rischi eccessivi e, almeno per ora, si limitano a utilizzare con discreta abilità ingredienti simili in un tessuto compositivo dalla mobilità piuttosto relativa. Per il salto di qualità è necessario "Re-Evolve".

 





01. Piss On Your Parade
02. Holy Hate
03. Insanity
04. Charity Everywhere
05. Romance Is In The Eye Of The Seeker
06. Pity This Kind
07. Orphanage Named Earth
08. Monuments Of Tomorrow

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