Vinterblot
Realms Of The Untold

2016, Nemeton Records
Death/Black Metal

La melodia, vergine di ferro, domina e guida composizioni intrise di affascinante funambolia fra death metal e accelerazioni black
Recensione di Marco Migliorelli - Pubblicata in data: 02/08/17

Della mistica contemplazione che prelude la composizione, il concetto e l'immagine resta poco dopo l'assalto sonoro. Il motivo? L'alchimia. Antimonio, risigallo, onice: son tre capitoli affidati a nove guardiani del suono. Così prende forma "Realms Of The Untold". I Vinterblot lo sanno, nulla si distrugge, tutto si trasforma. Evolve in musica. La seconda prova in studio degli stregoni d'Apulia regala 40 minuti tondi di impeccabile esecuzione, grazie anche alle magie di Dan Swano, dietro la scacchiera dei suoni. La melodia, vergine di ferro, domina e guida composizioni intrise di affascinante funambolia fra death metal e accelerazioni black, più accentuate rispetto al debut, "Nether Collapse". L'inizio è pozione da bere d'un fiato. La sequenza dell'antimonio, coerentemente alla proprietà alchemica del metallo, esplode una melodia istintiva, pànica. La voce di Phaeneus, cavernale, robusta, non esita davanti allo spessore sonoro del solido lavoro di chitarre, prime dominanti del trittico iniziale. "Evoked By Light" apre fieramente un disco che non tradisce quanto il rito promette di evocare:

 

"Provoked in the dark, again
entering the realms of the untold"

 

Solo con "The Summoning" giunge la tregua dell'arpeggio, una pausa appena, nella struttura del brano, che attesta il ritmo di battaglia su cadenze vagamente doom death vicine agli Amon Amarth di "Fate of Norns". In questo secondo trittico, detto del risigallo, -minerale usato dagli alchimisti a scopo medicamentoso- il rallentamento solenne dei brani lascia la prima linea al passo pesante della batteria, corazzata dal basso potente, fondo: insieme capaci di lasciare, profonda, l'orma del riverbero. "The Summoning" è freschezza dell'ispirazione che alita la propria immagine a protezione di un sentiero assicurato dalla gloria degli anni passati: puro death metal melodico. Così che il "I summon thee..." che scandisce i minuti, fra una bordata e l'altra, allinea il passo e introduce "Vagrant Spirits in a Misty Rainfall", uno dei pezzi più efficaci in sede live e maturo fratello della migliore eredità Amon Amarth.
Non inganni il doppio riferimento ai Maiden svedesi del viking metal, i nostri Vinterblot pagano generosamente il tributo a un'intera scena che li ha guidati fino alla consapevolezza artistica ma lo fanno, e qui si fa la differenza, con una maturità di stile e una personalità di concetto che li affranca da ogni deriva emulatoria. La loro è piuttosto Conoscenza:

 

"With urging open arms,
I invoke (your) comforting peace
Fortitude, strength and knowledge"

 

"...of Woods and Omen" rivela infine a quale tipo di medicamento occorreva il Realgar: il miele dorato dell'arpeggio; la sensibilità acuta e lenta della chitarra adagiata alla parete come uno scudo mentre il fuoco illude il tempo con la sua teoria di ombre e crepuscolo. La strumentale non è un intermezzo riempitivo ma una pausa di riflessione, un momento di consapevolezza che si è scelto di manifestare. Questa lentezza è medicina dei pensieri. Un tratto acustico che guizza fuori, a ognuno la libertà di dargli la forma che più intende. Purchè si affretti: "Stone Carved Silence" colora, nei suoi 3 minuti scarsi, il primo degli ultimi tre brani del capitolo "onice": ad indirizzo del nostro effimero e debole involucro di carne ed ossa, l'onice (dal greco "onux", l'unghia di Afrodite che secondo la leggenda Cupido le asportò con la punta di una freccia), giunge a domare le passioni. Ed allora "Throne Of Snakes" stordisce ma ci lascia coscienti, in grado di intendere la circolarità di un processo infinito: dal "reborn" iniziale al "re-burn" che sigilla l'ultima sillaba del disco.

 

La bonus track "Triumph Recalls My Name" torna infine a fonderli: spirito, anima e corpo: "(listen...)The wind has spoken, triumph recalls my name". Il nome è quello del quintetto pugliese che chiude a doppia mandata un disco breve, diretto, appagante all'ascolto quanto travolgente in sede live, fra le mischie dell'Inferno Festival o nell'atmosfera più raccolta del Mister Folk Fest non ha più importanza, ogni singola fibra, vibrando rinasce, morendo, torna a bruciare nuovamente.





01. Evoked by Light
02. Frostbitten
03. Unveiling the Night's Curtain
04. The Summoning
05. Vagrant Spirits in a Misty Rainfall
06. ...of Woods and Omen
07. Stone Carved Silence
08. Throne of Snakes
09. Triumph Recalls My Name (Bonus Track)

 

 

Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool