All'inizio degli anni duemila, Jim Peterik, mastermind dei leggendari Survivor, volle un giovane Toby Hitchcock al fine di dare letteralmente fiato all'allora nascente progetto a nome Pride Of Lions: la scelta si rivelò la classica ciliegina sulla torta per un gruppo che ebbe, sin dal principio, un notevole impatto sulla scena melodic rock mondiale. Sovente in passato paragonata a Bobby Kimball, Jimi Jamison e Lou Gramm, l'ugola del singer statunitense possiede, ancora oggi, la profondità, il pathos, l'estensione di ciascuno di essi, conservando integra la propria fisionomia: capace di adattarsi brillantemente, nell'esordio solista "Mercury's Down" (2011), al sound meno rotondo cucitogli addosso da Erik Mårtensson (Eclipse, W.E.T.), il nostro plana, ora, su terreni soft nel nuovo album "Reckoning".
Questa volta, ad accompagnare il vocalist, provvede una vera e propria all star band: Daniel Flores alle tastiere, Michael Palace alle chitarre e al basso, e il talentuoso Yngve "Vinnie" Strömberg alla batteria, assicuravano fuochi d'artificio di pura beatitudine AOR. E l'abbrivio, in effetti, sembra mantenere le promesse: l'alto voltaggio radiofonico di "No Surrender" e "Promise Me", il pomp ruffiano di "Behind The Lines", l'appeal irresistibile di "Fighting For My Life", traggono, dai Find Me e dai Palace, il nettare più pregiato. I brani restanti, però, appaiono soltanto onesti riempitivi, che fungono quasi esclusivamente da vetrina per le notevoli acrobazie canore del buon Toby: mentre pezzi quali "Serenity", "Queen Untouchable", "Gift Of Flight", "Don't Leave" risultano bolsi ed enfatici anche quando la sei corde palaciana dirige lo spartito, la ballatona d'ordinanza "Show Me To Live", afflitta altresì da un testo religioso di disarmante banalità, non riesce a smarcarsi da una zuccherosa atmosfera a là Celine Dion. Nel finale "This Is Our World" e "Someone Like You" risollevano le sorti del lavoro attraverso un'apprezzabile mitragliata di dinamismo, necessaria a rimpolpare un songwriting spesso troppo edulcorato e ridondante.
"Reckoning", dunque, vive su un paradosso: se le doti e la prestazione di Toby Hitchcock restano indiscutibili, l'impressione che le canzoni siano state composte soprattutto per esaltarne il valore si avverte in ogni piega del disco e, a tal proposito, dispiace constatare come musicisti di vaglia, pur di adempiere allo scopo, si limitino al compitino professionale. Non sempre costruire un monumento di sé stessi conduce a esiti straordinari.